venerdì 9 dicembre 2016

Un mese di libri. Novembre a Belleville

Caro Diario,
  ogni promessa è debito.
  Prometto di non comprare libri nuovi a novembre e così fo. È dura, ma resisto. Per non sentire i morsi dell'astinenza, afferro il primo romanzo della saga Maloussène con l'intenzione di leggere tutti i sei libri, dal primo all'ultimo giorno di novembre.

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  Il paradiso degli orchi, La fata carabina, La prosivendola, Signor Maloussène, Ultime notizie dalla famiglia, La passione secondo Thérèse di Daniel Pennac
  È da un po' che non torno a Belleville a trovare Benjamin Maloussène e la sua tribù. Questa volta, come ogni volta, mi affido completamente alle parole dell'autore e m'immergo nei romanzi.
  Ammetto di conoscere Danniel Pennac soprattutto grazie a questi libri. Ma tanto mi basta. Scrive con un pennello di martora e colori, disegna fumetti che si trasformano in cartoni animati e film. Dipinge con parole i pensieri, i dialoghi, gli avvenimenti folli, e mentre leggo mi trovo al cinema o a teatro o a Parigi e vedo scorrere in immagini vivide le frasi che scrive. Sento i pensieri dei personaggi come fossero miei.
  Leggo, mi beo la costruzione delle frasi e ammiro la sua bravura.
  E Benjamin? E la tribù? E le storie? A Benjamin sono affezionata, ma non me ne innamorerei come Julie. Certo rimarrei affascinata dalla tribù: fratelli e sorelle (Thérèse, la mia preferita), la madre e i suoi amori, la famiglia adottiva dei Ben Tayeb, la famiglia del grande magazzino, la famiglia della casa editrice Le Edizioni del Taglione, la famiglia dei poliziotti buoni, la famiglia dell'ospedale. Un'enorme famiglia, solidale e stretta attorno al povero Benjamin, capro espiatorio per lavoro e di fatto.
  Un enorme punto di domanda, anzi due: 1) perché di Louna e delle sue gemelle si sa così poco? 2) che cosa ne sarà di Thérèse e dei suoi doni?
  Per fortuna l'autore sta per raccontarci nuove storie, venti anni dopo le prime. Io son pronta!

(-349 e tutto va bene)

giovedì 1 dicembre 2016

A dicembre

Caro Diario,
  si ricomincia da capo.
  Altri trecentosessantacinque giorni per fare grandi cose. Perché, al mio obiettivo originario, io ci voglio arrivare: riorganizzarmi la vita e curare me stessa, la casa, gli affetti e gli interessi. Ci sono quasi e ora più che mai so di poterci riuscire.

  Il 2016 è un anno pieno di nuove strade, traguardi superati e sogni diventati realtà. 
  È anche un anno faticoso per il fisico e per la mente. 
  Cresco, imparo molto e mi diverto.
  Scopro che essere una visionaria ha i suoi lati positivi, che l'unione fa la forza, che le cose belle ritornano anche dopo tantissimi anni, che so scegliere bene.

  Da domani trasformerò tutti i "devo" in "voglio", perché i miei impegni non sono doveri ma desideri - sì, anche quelli meno simpatici!
  Voglio dire no a tutto ciò che mi ruba tempo, spazio, soldi e energie.
  Voglio dire sì a tutto ciò che mi fa battere il cuore e saltellare di gioia come una ragazzina.
  Voglio prendermi più cura di me, del mio corpo e della mia mente.
  Voglio prendermi più cura dello spazio che mi circonda e del tempo a mia disposizione.
  Voglio spendere con oculatezza i miei soldi e le mie energie. 
  Voglio più sorrisi spensierati e meno ironia pensierosa.
  Voglio godermi la vita, finalmente.
  

giovedì 24 novembre 2016

Ehi, son già quattro anni! Come vola il tempo... (e altre banalità)

Caro Diario,
  buon compleanno!

  A te, che mi conosci ormai da quattro anni e accogli ogni pensiero, desiderio, fatica, successo, sconfitta, risata, paura, sospiro.
  A me, che divento ogni giorno più EX.
  Quattro anni fa il mio desiderio è: prepararmi fisicamente e psicologicamente al botto degli Anta in trecentosessantacinque giorni.
  Come ben sai, non riesco. Impiego molti giorni e molti altri ne impiegherò: ci vuole il tempo giusto per diventare la persona giusta. Nel frattempo l'impresa da disperata diventa dolce.

  L'età mi pesa per la sua pignoleria fisica: i segni sulla pelle, la vista allungata, il sonno perduto, la stanchezza in agguato - mi ricordano che la mia vera età è quella anagrafica.
  L'età mi piace per la sua lucidità mentale: la pazienza d'aspettare, l'elasticità morbida, la saggezza di una storia imparata, il divertimento fanciullesco - mi ricordano che la mia vera età è quella dell'anima.

  Cambiamo e cresciamo assieme, mio Caro Diario. Quindi, tanti auguri a noi

mercoledì 16 novembre 2016

È autunno, tempo di liquori

Caro Diario,
  è autunno, fantastica stagione.
  In giardino fioriscono i crisantemi, gli altri fiori fanno marameo e aspettano la primavera. Gli alberi del vicino perdono le foglie e l'aiuola delle piante aromatiche ci chiama a gran voce: è ora di potare le fronzute chiome e riempire la dispensa!
  La lippia, soprattutto, ci dà grande soddisfazione: da quando è in terra, riparata dai venti, protetta dalla parete in sasso e in pieno sole, cresce gagliarda e produce foglie brillanti e profumatissime di limone. 
  È tempo di raccolto, è tempo di trasformare le foglie in un liquore verde, brillante e profumatissimo!
  Ecco la ricetta:

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  Ecco il liquore:

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  Quest'anno tre raccolti e tre litri di liquore di lippia: prosit!

(-7; determinazione: brillante; umore: agrumato; sorriso del giorno: liquore di lippia!)

giovedì 10 novembre 2016

Un mese di libri. Ottobre in viaggio

Caro Diario,
  ottobre passa col suo manipolo di libri.
  Leggo disperata e disperata cerco qualcosa da leggere: prometto di non comprare alcun libro nuovo e mantengo la promessa (abbasso i buoni propositi!) Solo libri già nella libreria di casa, quelli tralasciati da qualche anno, che sotto il mio sguardo speranzoso-dubbioso emanano una luce colorata, manco fossero pavoni in amore.
 

  Harry Potter e la maledizione dell'erede di J. K. Rowling, John Tiffany e Jack Thorne
  Inizio proclamando che è un regalo, giuro! Lo sfoglio, lo leggo, lo finisco nel giro di poche ore - non che sia difficile: non è un romanzo, ma un'opera teatrale. Ah. 
  Certo è colpa mia e della mia mancanza d'informazione, ma non mi piace, non mi piacciono i personaggi, gli intrecci, le incursioni nel passato, i futuri anteriori. Come direbbe Claudio Baglioni, "ci son cascato come un pollo, io".

  Il salto di Saffo di Erica Jong
  Acquistato anni fa, attratta da Saffo - dell'autrice non conosco alcunché, se non il nome. Ma Saffo mi affascina, per i suoi versi poetici così vivi e contemporanei; nudi da qualsiasi artificio, puri, semplici ed esplosivi. Quale studente di greco non ha mai amato Saffo? 
  Il libro ne racconta la vita travagliata sotto la protezione di Afrodite, per cui gli amori più grandi sono i più dolorosi, distanti e deludenti, mentre le amicizie più grandi sono le più felici, vicine e deluse. Il mito, la storia, la poesia s'intrecciano con la voce dell'autrice, e di Saffo, nonostante le sue debolezze e leggerezze, ci s'innamora.

  Colazione da Tiffany di Truman Capote
  È freddo e grigio e piove, il pomeriggio s'allunga noioso. Allora decido di vedere un film di Audrey Hepburn, Colazione da Tiffany: l'ultima volta mi lascia insoddisfatta e voglio ricordare perché. Lei è fantastica, la musica pure, le assurdità simpatiche, ma la storia... Bah! La storia è triste e disperata. 
  Da qualche parte ho il libro da cui è tratto, di cui non ricordo nemmeno una virgola. Lo leggo con curiosità e scopro quanto sia diverso dalla versione cinematografica. Il libro non regala alcun lieto fine, solo la speranza che Holly Golightly abbia trovato il suo posto nel mondo. 

  Sale e zafferano di Kamila Shamsie
  L'autrice è una cantastorie. Incolla il lettore alle sue parole, incantandolo con colori, profumi, sapori e storie di famiglia. La protagonista è pakistana, discendente da una nobile famiglia divisa a metà dalla scissione tra India e Pakistan. Dopo quattro anni di studi negli Stati Uniti d'America torna a Londra dalla cugina e poi a Karachi, a casa. Qui il suo presente (un bell'americano di umili origini pakistane, l'incontro col ramo indiano della famiglia, la rappacificazione con la nonna) crea arabeschi col suo passato (la maledizione dei quasi gemelli, le decisioni del nonno e dei suoi fratelli, la storia d'amore della cugina) e, quando finisce, mi sento un po' sola.

  Il talento dei Parsi di Bapsi Sidhwa
  Questo è un libro che mette sete. Bevo la storia di Faredoon Junglewalla, che giunge a Lahore con la famiglia, che lotta tutta la vita contro la suocera, che prospera nel commercio, nelle conoscenze e negli affetti. Bevo la storia di suo figlio e del suo amore per il denaro e le sue stravaganze. Bevo le parole, mi riempio della bellezza dei Parsi, della loro ironia, della bravura dell'autrice e mi ubriaco. Trovare un libro altrettanto caldo, caloroso, accogliente e divertente non sarà facile.

(-13; ehi! menotredicigiorni?! determinazione: golosa; umore: sereno; sorriso del giorno: libri!)

mercoledì 2 novembre 2016

Cinquantesima settimana, delle promesse

Caro Diario,
  anche novembre arriva, coi suoi trenta giorni contati.
  Arriva, come ogni anno, in pompa magna: una vigilia, una festa, fiori e colori, candele e lumini, pacche sulle spalle e qualche lacrima - di ricordo o circostanza.
  Novembre spunta dalle nebbie mattutine e ci sveglia col sole già alto. Gioca distratto con  mucchi di foglie gialle e la sera, con uno sbadiglio freddoloso, se ne va a dormire presto. Come me.
  Il cambio d'ora m'intontisce: mi sveglio alle sette del mattino, ma son già le ex-otto; m'addormento come ubriaca alle nove di sera, ma son già le ex-dieci. Mangerei (notare il condizionale) a tutte le ore, ma lo farei già a tutte le ex-ore!
  Insomma, novembre avanza come un re burlone, si toglie il pigiama bianco-nebbia e indossa la divisa azzurro-cielo e rosso-foglie, mi guata con occhio critico e mi dice: "Con te faremo i conti, presto." Glab.
  A ottobre prometto ritmi laschi e meno impegni. Ma non mantengo: nuovi impegni (seppur bellissimi) pretendono ritmi allegri e - tra un insulto e l'altro a me stessa - mi adeguo. Come si può scegliere tra la salute e la realizzazione di un sogno, se una esclude l'altra e viceversa?
  A novembre prevedo nulla d'invariato: ritmi allegri e impegni da onorare. Cercherò di uscire spesso e trovare nuove sedie e nuovi tavoli da cui lavorare.

(-21; determinazione: raffreddata; umore: nebbioso; sorriso del giorno: ehm)

mercoledì 26 ottobre 2016

Lavori in corso: la camera #1

Caro Diario,
  ti racconto un'altra storia.
  Questa è la storia di una povera camera da letto, l'ultima arrivata, l'ultima pensata; si potrebbe dire mai amata. Per anni si accontenta di una parete grigia come unico decoro, vede mobili di ogni genere e provenienza spostarsi lungo le sue pareti e annidarsi negli angoli, per poi scappare via. Un vero crocevia di arredi senza meta fissa. Per anni le persiane rimangono chiuse, anche nelle ore più liete della giornata, forse per pudore, forse per melanconia. Per anni nessun sorriso.
  Col tempo il grigio delle pareti si schiarisce, il freddo del nord ghiaccia il muro, l'infiltrazione dal tetto macchia il soffitto. Bisogna correre ai ripari.

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  Così, sabato scorso si iniziano i lavori: una pulita ai muri e un'asciugata; l'intelaiatura di travetti e l'imbottitura di isolante termico; il rivestimento in perline di legno e la riduzione della nicchia; una mano di impregnante bianco e un'asciugata; altre due mani d'impregnante bianco e altre due asciugate.

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  E la camera è nuova: luminosa, semplice, calda. Per i prossimi anni si prevedono molti sorrisi - e nuovi arredi stanziali.

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(-28; determinazione: luminosa; umore: sorridente; sorriso del giorno: la camera nuova!)

mercoledì 19 ottobre 2016

Il mio regno per una bacchetta magica, diceva. O forse no?

Caro Diario,
  ti piacciono le bacchette magiche?
  Io ne desidero una da anni. Ogni volta che il marito chiede che cosa desidero per il mio compleanno, la mia risposta è: una bacchetta magica!
  Per anni in cima alla lista dei miei desideri c'è sempre lei. Perché, quando ogni aspetto della mia vita si ribalta e le certezze si trasformano in punti di domanda arroncigliati, sento che solo un intervento magico può aiutarmi. "Voglio una bacchetta magica!", urlo a gran voce.
  Ma di bacchette magiche nemmeno l'ombra. Pare siano fuori produzione.

  Poi, col tempo, ogni aspetto della mia vita ritorna in sé e i punti di domanda si spianano in punti esclamativi. Non penso più alla bacchetta magica. Ora in cima alla lista dei miei desideri c'è un paio di orecchini.
  Ma di orecchini nemmeno l'ombra (chissà, magari per il prossimo compleanno?), in compenso mi regalano... una bacchetta magica!
  Eccola: è lunga e sottile, azzurra con la punta nera e, al posto della stellina, ha una piccola gomma. Sul corpo è incisa una frase: "Per scrivere parole di saggezza".
 
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  Ora capisco. La vera magia si trova nella saggezza e la saggezza si trova nella capacità di vivere pienamente la vita e di trarne sempre insegnamento.
  Grazie!

(-35; determinazione: costante; umore: ceruleo; sorriso del giorno: ho la bacchetta magica!; numero di volte che ho scritto: "desidero/desideri": sei; numero di volte che ho scritto "bacchetta magica/bacchette magiche": nove; numero di volta che ho scritto "orecchini": tre - devo rincarare la dose...)

mercoledì 12 ottobre 2016

Un mese di libri. Settembre misterioso

Caro Diario,
  inizio settembre orfana di Miss Marple.
  Puoi immaginare la mia gioia, quando scopro un altro racconto! Ottimo, mi farà sentire meno sola e in balia di scelte-non-scelte.

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  La Follia di Greenshaw di Agatha Christie
  È l'ultimo di sei racconti, raccolti sotto il nome di Il caso del dolce di Natale e altri racconti. Per cinque episodi il protagonista è Poirot, poi, come ciliegina sulla torta ritorna la cinguettante e malpensante Jane. Il libro è come un piccolo dono natalizio da parte dell'autrice ai suoi lettori: settembre non è Natale, ma io me lo gusto con piacere.
  Esistono altri racconti di Miss Marple, purtroppo introvabili da queste parti. Mi lascio sbandare tra uno scaffale e l'altro della libreria, indecisa e insoddisfatta - reazione tipica di quando finisco una serie di libri che mi divertono molto.

  Murder on the Orient Express di Agatha Christie
  Nel dubbio, agguanto un altro suo libro - sì, in inglese! C'è poco da dire al riguardo. Solo un appunto: ricordo più le scene del film, rispetto alla trama originale del romanzo - me ne accorgo mentre leggo e rimango stupita.

  Miss Peregrine. La casa dei ragazzi speciali e Hollow City. Il secondo libro di Miss Peregrine e la casa dei ragazzi speciali di Ransom Riggs
  Poi accade un miracolo. Sto facendo la spesa in un orario benedetto (a mezzogiorno di un giorno feriale) e mi soffermo a curiosare nello scaffale dei libri. Una copertina mi attira, il titolo mi rammenta qualcosa, c'è il richiamo a una pellicola cinematografica, intravista per caso questa estate. Senza nemmeno sfogliarlo, né leggerne qualche riga, lo prendo con me. La settimana successiva prendo anche il secondo volume, il seguito.
   Mi lasciano sveglia tutta la notte: perché sono avvincenti e per quel sottile senso di inquietudine che sanno provocare.
  Sono libri bellissimi, curati in ogni particolare - dalla copertina che imita quella sgualcita di vecchi volumi, alle pagine introduttive dei nuovi capitoli "rivestite" di carta da parati, alle immagini scelte. Sono fotografie scattate nei secoli scorsi e raccolte da pazienti collezionisti: rappresentano soggetti fantastici e inverosimili (persone senza testa, bimbe che volano, giovani mingherlini che sollevano macigni...) e sono il fulcro della storia.
  La storia si dipana e attorciglia lungo la linea del tempo: c'è il presente, il passato bloccato all'interno di anelli temporali (dove si vive la stessa giornata e non si invecchia mai di un'ora, per anni e anni e anni) e il passato che diventa pian piano presente. È la storia di persone speciali, dotate di capacità fuori della norma, che rimangono eterni bambini per poter vivere, e di mostri che entrano ed escono dal passato per dar loro la caccia.
  Mi manca l'ultimo libro, voglio cercarlo per scoprire che cosa succede: se il protagonista rimarrà nel passato o tornerà al suo presente, se gli anelli saranno ripristinati, se i cattivi saranno sconfitti, oppure...

(-42; determinazione: agitata; umore: inquieto; sorriso del giorno: leggere!)

mercoledì 5 ottobre 2016

Quarantaseiesima settimana. Rallentare

Caro Diario,
  dov'è settembre?
  Tra ore di lavoro tritate, mille impegni più uno, scadenze ravvicinate, progetti bellissimi che prendono forma, altri progetti bellissimi in attesa (con mio sommo sconforto) - settembre finisce e mi lascia un senso di déjà vu.
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 Ripercorro passi che non vorrei percorrere: di fretta, di gran carriera, col pepe là dietro (come si suol dire). Insomma, tutto il contrario di ogni mio desiderio.
  Mi piace quello che faccio, ma lo faccio con fatica perché è tanto e le mie energie mentali poche.
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  Rallentare i ritmi.
  Quindi, diminuire gli impegni - seppur belli.
  Poi le energie torneranno e tutto sarà splendido splendente.

(-48; determinazione: fin troppa; umore: stanchino; snort del giorno: déjà vu)
 

mercoledì 28 settembre 2016

Bulli e fantasmi

Caro Diario, 
  voglio sempre sapere il perché delle cose.
  Il mondo è una concatenazione di causa e effetto, di azione e reazione: voglio conoscere l'origine delle cose e a volte faccio scoperte inaspettate.
  L'altro giorno ne faccio una. Te la racconto.

  Ad agosto, come sai, sono in cas-anza: il dottore dice riposo e io mi riposo. 
  So che i lavori in giardino significano malumori da parte di alcuni vicini (sempre i soliti e sempre per motivi loro personali), ma so anche che durano poco, una settimana o due, perciò fo come al solito: ignoro. Invece, questa volta, i malumori si trasformano in molestie prolungate, con insulti prima e l'aggiunta di derisioni poi. 
  Gli insulti mi infastidiscono, ma le derisioni provocano in me una reazione diversa: sono costantemente all'erta, evito di uscire in giardino per "scatenarli". Perché la mia reazione cambia?, mi chiedo e indago.
  Lo scopro una sera, mentre leggo distrattamente alcune notizie in internet. Un articolo tratta di bullismo e, all'improvviso, ricordo: da bambina sono vittima di bullismo - dai tre ai tredici anni, in continuo, senza sosta. Perché porto gli occhiali, perché ho il naso a patata, perché sono diversa. Niente di violento, per carità, ma solo una continua e costante derisione, senza tregua. Temo le loro derisioni, temo di causare un tormento maggiore se mi ribello. Nessun compagno di classe coraggioso, nessun supporto dagli adulti della scuola, sono sola sotto l'attacco dei bulli. Mi difendo a parole, ma sono ferita e la ferita non riesce mai a rimarginarsi. 
  Poi, per fortuna, cresco, mi rafforzo e dimentico.
  Eppure, quelle ferite scavano nel profondo e mi fanno sentire nei successivi trent'anni insicura, inadeguata, estremamente critica nei miei stessi confronti. Scavano nel profondo un pozzo in cui, questa estate, cado.
  Ecco perché la mia reazione cambia: riappare il fantasma del bullismo e le ferite si riaprono. 
  Ora che conosco l'origine di questo mio malessere, so come reagire. Il bullo è una persona debole mentalmente e fisicamente, ha bisogno di calpestare chi ritiene più forte di sé per ristabilire un proprio equilibrio interiore: la mia indifferenza e la mia forza vitale vaneggeranno ogni sforzo. 
  È ora di prendermi cura di quelle ferite, aiutarle a rimarginarsi e sparire.

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(-56 ; determinazione: adamantina; umore: stupefatto; sorriso del giorno: curare me stessa)

mercoledì 21 settembre 2016

Lavori in corso: il giardino #2

Caro Diario,
  ti scrivo seduta al tavolo del patio, davanti a me c'è un nuovo giardino.
  Il prato è ancora verde, le macchie di erba bruciata dal sole sono quasi sparite, il marrone della terra nuda si armonizza col resto. Una lunga aiuola corre dalla casa verso il fondo, dove s'incontra con un muretto di pietre (superstiti dei lavori di ristrutturazione), e nel mezzo spiccano due nuove strutture: una cucina all'aperto e un pergolato (prossimamente su queste pagine).

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  Le erbe aromatiche chiedono di essere raccolte, la lippia rigogliosa è pronta per diventare liquore, l'alloro non vede l'ora d'essere piantato là nell'angolo, le ortensie - ormai spente - promettono grandi cose per l'anno prossimo, la begonia e le dalie continuano a fiorire imperterrite.

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  C'è ancora molto da fare (colorare tavoli e sedie, piantare piante, seminare fiori, rivestire il patio, realizzare l'impianto d'irrigazione), ma già così ci rende "giardinieri" orgogliosi.

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  Ah, ho iniziato a parlare alle piante. È grave?

(-63; determinazione: soddisfatta; umore: piacevolmente sorpreso; sorriso del giorno: il giardino!)

mercoledì 14 settembre 2016

Un mese di libri. Luglio e agosto in compagnia di vampiri e assassini

Caro Diario,
  è vero, i libri sono maestri di vita.
  Da loro imparo una cosa di me, di cui non mi ero ancora accorta. Mi piace leggere, ma adoro rileggere: leggo per conoscere (per studio, lavoro e curiosità) e rileggo per puro piacere. 
  I vecchi libri sono come vecchi amici. Alcuni li conosco e li frequento fin da bambina, non ci vediamo ogni giorno con costanza, magari passano anni prima di un nuovo incontro, ma ogni volta è una festa, nulla è cambiato fra di noi e io scopro qualcosa in più di loro e di me. Perché anche i vecchi libri, come i vecchi amici, col passare del tempo cambiano pur rimanendo gli stessi.

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  A luglio ci casco: dico di no e poi lo fo. Rileggo gli altri libri della saga di Twilight (New Moon, Eclipse, Breaking Dawn) di Stephenie Meyer. Tutta colpa del cinema: rivedo i film e mi torna la voglia. D'altronde l'autrice è proprio brava a farmi provare le emozioni dei protagonisti. Inutile dire quanto siano "piattole" Edward e Bella (il secondo libro, con quei due che si amano ma si lasciano e rischiano di morire pur di non vivere l'uno senza l'altra e poi si salvano in extremis e non si lasciano più - battibecando sulla salvezza o meno della propria anima-, è un tale peso!) e quanto sia simpatico Jacob, soprattutto quand'è lupo. Una sola cosa mi chiedo: dal momento che l'imprinting serve per migliorare il branco di lupi, che essere fantastico nascerà da Jacob e Renesmee?

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  Ad agosto mi affido alla saggezza di Miss Marple e rileggo tutti i romanzi e alcuni racconti di Agatha Christie in cui è protagonista. Rigorosamente in ordine cronologico, perché mi piace seguire l'evoluzione del personaggio sia nella mente dell'autrice, sia nella sua vita "reale": La morte nel villaggio, Miss Marple e i tredici problemi, Addio Miss Marple, C'è un cadavere in biblioteca, Il terrore vien per posta, Un delitto avrà luogo, Giochi di prestigio, Polvere negli occhi, Istantanea di un delitto, Assassinio allo specchio, Miss Marple ai Caraibi, Miss Marple al Bertram Hotel, Miss Marple: Nemesi. In alcuni casi lei, la mia eroina, è la protagonista indiscussa di tutta la trama, in altri è solo una comparsa quasi casuale, ma decisiva. Mi piacciono la sua saggezza, la sua passione per la giustizia, i suoi "cinguettii", le lane vaporose in cui si avvolge e che lavora ai ferri e all'uncinetto, il suo rapporto col dottore e le amiche di sempre. Al prossimo giro, Jane!

(-70; determinazione: lieta; umore: rapito; sorriso del giorno: rileggere!)

mercoledì 7 settembre 2016

Quarantunesima settimana. Dopo le cas-anze

Caro Diario,
  la pausa di agosto finisce e riprendo la mia solita vita.
  Che poi, proprio solita solita non è. Perché possono accadere tante cose in un mese di finte vacanze, o meglio: cas-anze.
  Rimango a casa, infatti, e, per una che lavora da casa e per la casa, non è il massimo. È vero, per quattro settimane mi sveglio quando voglio, pigro allegramente nel letto e mi alzo solo se la fame buca lo stomaco, non lavoro e decido all'ultimo momento cosa fare di me e del mio tempo libero. 
  Per quattro settimane il mio corpo si riposa, la mia mente si annoia.
  D'altronde, quel che mi circonda è esattamente ciò che mi circonda ogni giorno dell'anno: stessa camera quando apro gli occhi al mattino, stessa vista dalle finestre, stessi rumori, stesse persone, stessa strada per scendere in città, stessa città, stessi luoghi, stessi gesti, stessi problemi, stessi pensieri, stesso tutto. Come può la mente rigenerarsi? 

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  Possono accadere tante cose in un mese di cas-anze, ma a me - tra lavaggi selvaggi, pulizie di casa, annaffiature di verzura e altre amenità domestiche - ne accade una sola: capisco che come il corpo ha bisogno di riposo e di passeggiate per recuperare energie, così la mente ha bisogno di nuovi orizzonti e stimoli diversi. Un bel cambiamento d'aria (e di domicilio), mi ci vuole.

    
  Ed è già settembre. Non è un nuovo inizio (per me l'anno finisce il 31 dicembre), ma una ripresa più consapevole dei miei bisogni.
  L'anno prossimo ad agosto lavorerò: spero di farlo dal balcone di una casetta affacciata sul mare o su una coperta in un prato di montagna. 

(-77; determinazione: ferma; umore: sospiroso; sorriso del giorno: consapevolezza)

lunedì 1 agosto 2016

La casa delle vacanze

Caro Diario,
  vado in vacanza.
  Quest'anno, per la prima volta dopo tanti tanti anni, decido di andare in vacanza ad agosto: trentun giorni, non uno di più (forse), non uno di meno (di sicuro).
  
  Mi sveglierò ogni mattina a persiane chiuse, col profumo dolce della lavanda. Farò colazione nel sole gentile, con gli occhi pieni di onde del mare. Mi vestirò leggera e, con la mia borsa piena di cose, andrò in perlustrazione di luoghi sconosciuti. Mangerò un'insalata e un gelato all'ombra di una pergola profumata d'uva. Rincaserò per addormentarmi leggera sull'amaca in ombra. Leggerò e guarderò il mare, nuotando tra nuovi pensieri. Poco prima del tramonto, scenderò alla spiaggia e percorrerò quel tratto di costa bagnato dal cielo. Mi preparerò per la cena, al ristorante preferito, e per la passeggiata tra le luci notturne. Scivolerò tra le lenzuola, col sapore del sale sulla pelle e la risacca del mare come ninnananna.
  La casa delle vacanze è bianca, fuori e dentro. Con le persiane verdi e le piastrelle turchesi. Fiori viola sul terrazzo, lenzuola di lino sul letto. Fresca, silenziosa, come una grotta liscia e luminosa. Senza tivù, senza computer, senza distrazioni dai piaceri della vita. Il ritmo qui scorre calmo e sereno, è tutto un sorriso.
  Quando esco, scendo le scale piastrellate, apro il portone pesante e mi trovo in una via del paese; passeggio tra le vetrine dei negozi, le cassette di frutta, il profumo di cibo, i gatti di quartiere, i cani di bottega, i turisti, i paesani, la gente. Alla fine della via c'è il lungomare, poi la spiaggia e poi il mare.     Percorro questa strada tante di quelle volte, da farla a occhi chiusi, col sole che colora di rosso le palpebre. 
  Di notte, la luna gigante baderà ai miei sogni.

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  Sospiro. 
  La casa delle vacanze esiste solo nella mia fantasia. Ma in vacanza ci vado davvero!

(-114; determinazione: a mille; umore: felice; sorriso del giorno: VACANZE)

mercoledì 20 luglio 2016

Chez moi: carote allo zenzero

Caro Diario,
  non stai più nella pelle vero?
  Vuoi sapere che fine fanno le comari della vellutata di carote! La casalinga mannara che c'è in me ti comprende bene.
  Mentre le carote bollono nel pentolino, afferro le sue sorelle per cucinarle al forno.

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  Le carote allo zenzero cotte al forno hanno due importanti proprietà:
  1. profumano la casa
  2. sono surgelabili in porzioni da due per cene future
  Anvedi.

(-154; determinazione: profumata; umore: saporito: sorriso del giorno: se magna!)

mercoledì 13 luglio 2016

Un mese di libri: giugno a balzi e saltelli

Caro Diario,
  giugno beffardo arriva e se ne va, senza nemmeno degnarmi di uno sguardo.
  E io leggo. Afferro in libreria i libri dimenticati da un po', li spolvero e inizio a viaggiare.

  Risorsa umana sarà lei di Sophie Talneau mi porta indietro nel tempo, quando un gran punto di domanda prende il posto di ogni certezza lavorativa. Segna il passaggio storico dal lavoro (quasi) sicuro alla sicurezza che, di lavoro, non ce n'è: quest'ultimo decennio la situazione è quasi disperata, gli studi all'università sono paracaduti che a terra intralciano i movimenti, parcheggi a pagamento per sognatori e indecisi. Un vero peccato per noi e per i giovani.

  Twilight di Stephenie Meyer mi fa provare sensazioni sopite. Un salto indietro di dieci anni, quando una manciata di trentenni (tra cui io) si scioglie davanti al film e alla storia di un giovane vampiro. Questo, forse, è l'unico libro per cui mi sento di dire: "È meglio il film". Vedo prima il film, infatti, e mi piace tantissimo e, quando leggo il libro, rimango di stucco: lento, privo di quell'atmosfera incalzante, a tratti noioso (quei due lì, Edward e Bella, sono il Re e la Regina delle paranoie) . Però è innegabile: l'autrice sa descrivere i pensieri adolescenziali, sa coinvolgere e rapire, sa emozionare. Talmente che, mentre leggo, i protagonisti hanno volti e sembianze diverse da quelli del film. Notevole. Eppure, non credo proprio che continuerò a leggerne la storia; magari mi vedrò gli altri film...

  I love shopping a Las Vegas di Sophie Kinsella è più un dovere che un piacere: voglio sapere come finisce la storia troncata a metà nel libro precedente. Non mi piace questa strategia, non mi piacciono le assurdità inventate di volta in volta per tener vivi i personaggi, non mi piacciono nemmeno Becky e le sue crisi esistenziali. Però rido e leggo in fretta per sapere come va a finire: se pubblicherà un'altra puntata, l'acquisterò e leggerò - temo.

  Quando vedi un emù in cielo di Elizabeth Fuller mi piace tanto. Con un balzo mi porta altrove, lontano dalle difficoltà, dalle fantasie, dalla banalità, nel cuore dell'Australia in cerca dell'equilibrio interiore e di un insegnamento. È la storia di un viaggio intimo, che porta alla scoperta di quanto sia importante vivere consapevoli di sé, degli altri, del mondo e del qui e ora, accettando le emozioni per quel che sono e per i doni che possono elargire. Lo rileggerò ancora.

  Signori bambini di Daniel Pennac è come una vacanza raffinata e ben organizzata. Il suo stile è impeccabile, la scelta delle parole e dei toni è magistrale: è come indossare un giubbotto di salvataggio senza indossarlo, perché non ce n'è bisogno. Nelle sue mani, nei suoi libri, sono al sicuro.

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(-133; determinazione: calda; umore: solare; sorriso del giorno: leggo!)

mercoledì 29 giugno 2016

Lavori in corso: il giardino #1

Caro Diario,
  passano i giorni, i mesi e gli anni.
  Passano, e il giardino rimane incompiuto. Tanto prato, tante erbe matte e tanti fiori spontanei - margherite, denti di leone, non ti scordar di me e certi violetti che non conosco. 
  Da quando il tornado Baldo brucia e stermina con la forza concentrata della sua pipì canina tutti i cespugli rigogliosi lungo il patio (tre lavande e un enorme pompom di elicriso), la desolazione di Smaug ci fa un baffo.
  Urge una soluzione. E la soluzione è: tante aiuole!
  La prima spunta cinque anni fa, è sbilenca, rustica e primitiva: contiene le aromatiche (melissa, basilico, menta, dragoncello, erba cipollina, maggiorana, timo, timo limone, origano, salvia, rosmarino) e subisce varie modifiche. Tra il basilico fioriscono due dalie nane e una piccola rosa.
  La seconda spunta l'anno scorso, è diritta, elegante e sapiente: contiene qualche pianta superstite (la prorompente artemisia, l'elicriso, la lippia), una gerbera stentata e una dalia. È da allungare fino alla fine della parete di sassi, lo faremo presto.
  La terza spunta inaspettatamente nell'angolo più buio e umido del giardino, è diritta, furba e sgamata: contiene due esemplari di ortensie (una un po' provata, ahimè) e altre ne conterrà. Si allungherà per tutto il confine sud del giardino, per ospitare altri fiori, le bulbose e chissà cos'altro?

  Un anno fa chiedo aiuto a Cristina di Un giardino di libri; le racconto cosa ci piacerebbe avere in giardino e le chiedo quali piante starebbero bene. Ecco il suo progetto:

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  Non ci resta che togliere le assi di legno, i punteggi di ferro, i sassi e le pietre in formato mondiale, i bidoni d'acciaio, il cumulo di mattoni: siam pronti per la rivoluzione in giardino!

(-147; determinazione: sempreverde; umore: fiorito; sorriso del giorno: fiori, fiori, fiori!)

mercoledì 22 giugno 2016

A.A.A. profumo per la casa cercasi

Caro Diario,
  grandi cambiamenti, da queste parti.
  Tre passi indietro e ti spiego per bene.
  Devi sapere che a casa nostra non ci sono porte tra una stanza e l'altra - con l'ovvia eccezione di quelle dei bagni.
  Devi sapere, pure, che a casa nostra vanno molto di moda verdure come cavoli, cavolfiori e affini in inverno e carne alla griglia in estate.
  Devi sapere, poi, che a casa nostra, se apri una finestra in inverno, entra tutto il fumo dal comignolo accanto.
  Devi sapere, infine, che a casa nostra vive un cane puzzolente.
  Vien spontaneo ipotizzare che abbiamo un problema con gli odori.
  Col caldo il problema si assottiglia (evviva le finestre aperte!), ma nelle stagioni fredde s'ingrossa come non mai. Soprattutto perché l'aria fresca esterna è carica di fuliggine. Ergo, bisogna risolvere dall'interno.
  Ci provo con:
  1. bastoncini d'incenso
  2. essenze nell'umidificatore
  3. candele profumate
  4. profumatori elettrici
  5. profumatori naturali (torte, acqua speziata)
  6. bruciatori catalitici
  Risultato: insoddisfacente.
  
  Ma non mi arrendo e continuo a cercare La Soluzione.
  Come accade spesso, le illuminazioni improvvise mettono in luce soluzioni semplici e assai funzionali: provo a utilizzare il fornelletto della fonduta di cioccolato (ehm) per sciogliere le cialde profumate.
  Risultato: copre gli odori malefici con gentilezza e fa sorridere il marito quando rincasa (quant'è brutto tornare nel nido a fine giornata e il nido puzza di xxx?).
  Problema con gli odori risolto!

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(-154; determinazione: pungente; umore: profumato; sorriso del giorno: brezza marina)

venerdì 17 giugno 2016

Ventinovesima settimana. La gratitudine

Caro Diario,
  ogni giorno va assaporato fino all'ultimo secondo.
  Perché è quando meno te l'aspetti che capitano cose bellissime. 

  Ti scrivo d'impulso, spinta da un vento caldo che di nome fa Gratitudine. La gratitudine è uno dei sentimenti più belli: è emozionante suscitarla negli altri, ma lo è altrettanto - anzi, mille volte di più - provarla. E oggi, giornata insipida come altre, mi sento infinitamente grata.

  Di questi tempi prendo una decisione dura: sciogliermi da legami che non hanno più senso e lasciare andare relazioni ormai esaurite. Una decisione che mi fa soffrire, pur sapendo quanto sia necessaria: anche i rami delle rose devono essere tagliati, per rendere le piante più rigogliose.
  Potare, quindi, e dedicarmi a quelle relazioni che crescono e fioriscono senza affanni, con calma, spontaneità e comprensione reciproca. Senza invidia, senza agonismo, senza imposizioni, con serenità, naturalezza e sincero affetto. Solo voglia di stare bene assieme.
  Novello giardiniere di me stessa, oggi più che mai mi rendo conto di quanto sia fortunata: conosco persone che, con un semplice pensiero, mi riempiono il cuore.
  
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(-159; determinazione: in piedi; umore: positivo; sorriso del giorno: gratitudine)

mercoledì 15 giugno 2016

Chez moi: vellutata di carote

Caro Diario,
  inizia una nuova era.
  L'Era del Cibo Sano. E veloce da cucinare, per di più. 
  Tutto incomincia con la rivoluzione elettro-domestica, che porta a nuove e sane abitudini e spegne i bruciori gastrici: alle 13.00 sono in pausa pranzo e, mentre preparo il pranzo, cucino già per la sera. Mi merito una medaglia.
  Oggi è la volta delle carote. Fa freddo, perciò decido di prepararmi una vellutata di carote.

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  Nel frattempo, mentre le carote cuociono, preparo le sue comari che andranno nel forno.
  {Continua...}

(-161; determinazione: appetitosa; umore: gioviale; sorriso del giorno: se magna!)

lunedì 13 giugno 2016

Antologia

Caro Diario,
  non c'è limite alle scoperte.
  Questa primavera scopro i fiori, i fiori che mi piacciono. Non capisco nulla di flora e se qualcuno mi elenca nomi in latino di piante, i miei occhi si appannano e le orecchie ronzano - probabilmente sbadiglio pure. Non che i nomi in italiano mi dicano molto di più: finora distinguo i fiori per grandezza e colore, nulla di più.
  Però il giardino è troppo verde e il cortile troppo grigio, quindi procedo con tentativi: violette, viole mammole, petunie, begonie, gerbere, margheritine nei vasi sui davanzali, dalie, rose a cespuglio, rose rampicanti, ortensie nelle aiuole. Tutte più o meno ancora vive - alcune godono addirittura di ottima salute.

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  E scopro che:
  • mi piacciono le margherite e le gerbere per la loro schietta semplicità
  • mi innamoro delle begonie per la loro eleganza pudica
  • mi innamoro delle dalie per i loro petali spettacolari
  • mi appassionano le rose rosa, talmente delicate da sembrare di porcellana e dai colori cangianti a seconda del clima
  • adoro le ortensie di ogni forma e di ogni colore (e ne vedo davvero di tante forme e di tanti colori diversi)

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  Al mattino apro le persiane e innaffio le piante sui davanzali, apro la porta sul cortile e accarezzo le rose, esco in giardino e ammiro i nuovi fiori, conto i nuovi boccioli. 
  Che pace, che bellezza, che stupore.

(-163; determinazione: dolce; umore: sereno; sorriso del giorno: fiori!)

mercoledì 8 giugno 2016

Una coperta all'uncinetto è una promessa

Caro Diario,
  ti racconto di una promessa all'uncinetto.
  "Quando fai una coperta tutta per me?"
  "E la mia coperta?"
  "Quella coperta è per me?"
  Il marito desidera una coperta all'uncinetto tutta per sé. Da tanto, ormai. E io gliela prometto, anzi: gliene faccio una. Ma non mi piace e, poiché non mi piace, giace lì sul pouf a prender polvere inerte a tempo indeterminato.
  Finché non giunge l'idea giusta, che capita proprio mentre uncinetto la copertina per il bambino finalmente conosciuto. Lui la vuole sui toni del verde e del blu? Verde e azzurra sarà! Lui non vuole nemmeno l'ombra di rosa? E rosa non sarà - sarà un pochino lilla, ma il lilla ci sta. Lui la vuole grande, ampia, che lo avvolga come un bozzolo caldo - piedi compresi? E grande sarà.
  Il modello è sempre quello di Lucy di Attic 24, una sicurezza in fatto di coperte.

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  Fatta! Piace a me, piace a lui e piace pure al Baldo che appena può se l'annusa con piacere.

(-168; determinazione: promettente; umore: buono; sorriso del giorno: un'altra coperta a onde!)

mercoledì 1 giugno 2016

Un mese di libri. Maggio con coraggio

Caro Diario,
  A maggio mi preparo a una partenza che non c'è.
  Non c'è perché mi ammalo di nuovo, proprio una settimana prima della partenza, quando il lavoro e gli impegni si fanno indiavolati e ho momenti precisi in cui respirare. 
  Invece sospiro, perché mi ri-ammalo di nuovo, proprio il giorno prima della partenza. 
  Non c'è nulla da aggiungere, nemmeno un rimpianto, né una maledizione a pugno chiuso.

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  Il Milione di Marco Polo
  A maggio mi preparo a una partenza e parto, inseguendo le parole dettate da Marco Polo. Mi lascio guidare dai suoi ricordi vivi, in luoghi sconosciuti, misteriosi, diversi, ricchi, poveri, ubertosi, deserti, sicuri, pericolosi, tra usanze bizzarre e stoffe meravigliose, lontano... Il Milione è il libro preferito di mio padre, lo so da sempre, e io lo leggo per la prima volta a maggio. Ricordo che da piccola Marco Polo viveva la sua lunga e magnifica avventura sugli schermi della tivù: i colori, i volti, le storie narrate sono ancora vividi nella mia memoria, dopo più di trent'anni. Perciò, dopo aver chiuso il libro sull'ultima pagina, mi chiedo: tutto qui?

  La metà di niente e L'amore o quasi di Catherine Dunne
  Tra i miei intoccabili, letti e straletti. Raccontano la storia di Rose, exQQ e casalinga, abbandonata dal marito Ben. Di come sia sopravvissuta all'abbandono, accogliendo il cambiamento e volgendolo a suo favore, per amore dei figli. E di come, otto anni più tardi, sia sopravvissuta alla ricomparsa del marito, tornato dal nulla per liquidare definitivamente il loro passato, accogliendo (di nuovo) il cambiamento e volgendolo (di nuovo) a suo favore, per amore di sé stessa. Due libri intensi, un viaggio in due tappe nelle emozioni e sensazioni di questa donna straordinaria, che racchiude in sé la somma di tutte le donne straordinarie.

  E che giugno sia più dolce.

(-175; determinazione: indefessa; umore: non pervenuto; sorriso del giorno: le buone letture!)

lunedì 30 maggio 2016

Rivoluzione elettro-domestica: il forno

Caro Diario,
  a volte una causa può avere più di un effetto.
  Prendi per esempio il nuovo frigorifero: dà vita a ben due nuove sane abitudini. La prima già la conosci, della seconda ti parlo ora.
  Abbiamo due forni, uno ventilato e uno a microonde. Quest'ultimo lo usiamo spesso: per scongelare all'ultimo momento porzioni di cibo, riscaldare la pasta del giorno prima, preparare i popcorn e molto altro ancora. L'altro, invece, nada
  Lo prendiamo perché ha la funzione "pizza" (in 12' è cotta, gnam!) e noi siamo dei pizzari incalliti. Io, però, non so cucinare al forno: non fa parte della mia preparazione universitaria.
  Da tempo giace triste e senza far nulla... Mi guarda con occhi opachi e privi, ormai, di ogni scintilla vivace. Non si aspetta certo che mi avvicini a lui, apra il suo sportello e posizioni sui suoi ripiani due o tre teglie ripiene di verdure da cuocere. 
  Eppure, è proprio così: grazie al nuovo frigo-congelatore (con frigorifero piccolo e congelatore grande) durante la pausa pranzo lavo, affetto, sparpaglio nelle teglie, irroro di olio extra vergine d'oliva (non più di un cucchiaio!) e spolvero di sale e pepe taaante verdure croccanti e colorate.
  La fragranza di finocchi o di carote allo zenzero riempie la casa, le tante porzioni di verdure già pronte riempiono il congelatore e, poi, le nostre pance.
  Credo, mio caro Diario, che mi sto trasformando nella massaia mannara.

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(-191; determinazione: pacifica; umore: serafico; sorriso del giorno: ops, mi sto tras-forn-ando)

lunedì 23 maggio 2016

A volte i miracoli capitano

Caro Diario,
  sono contenta.
  Sono contenta quando il marito torna a casa presto (miracolo). Sono contenta per lui.
  Sono un po' meno contenta quando il marito torna a casa molto presto, tipo per pausa pranzo, e si piazza davanti alla tivù, armeggiando rumorosamente con chiavi e altri ammennicoli maschili (gli ammennicoli maschili sono subdoli e rumorosi, fanno chiasso solo quando conviene) e io mi perdo l'unica battuta dell'unica puntata dell'unica serie che ancora non ho mai visto del mio telefilm preferito. Toglietemi tutto, ma non l'audio e il video della tivù quando stanno per pronunciare la frase epocale.
  Dicesi interruzione. 
  Dicesi nuvoletta di fumo che esce dalle mie frogie, assieme a un urlo isterico molto ben represso.

  Sono un po' meno contenta quando il marito torna a casa abbastanza presto, tipo dopo la pausa pranzo, e si prepara una tazza di tè e mentre osserva il bollitore mezzo pieno chiede a gran voce se il tè è da rifare e io perdo l'unica scintilla d'ispirazione che mi sia mai sopraggiunta in questa lunga giornata di cose da scrivere condite con mal di testa. Toglietemi tutto, ma non la (poca) concentrazione mentre sto cercando di ultimare il lavoro.
  Dicesi interruzione. 
  Dicesi urlo isterico mal represso e vago senso d'esser scambiata per Wonder-Ufficio Informazioni-Woman.

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 (-184; determinazione: preoccupante; umore: nervosetti; sorriso del giorno: comunque ti voglio bene)

lunedì 16 maggio 2016

Rivoluzione elettro-domestica: il frigo-congelatore

Caro Diario,
  un frigorifero può cambiare la vita.
  Soprattutto se è un frigo-congelatore con frigorifero in alto e congelatore a tre cassetti sotto.
  Tanto desiderato e tanto sospirato, ora è a casa nostra, nella nostra cucina, nel suo mobile: ammirato,  adorato e coccolato.
  È un frigo-congelatore da incasso, perciò, (come scopro presto) meno profondo: va bene, mi devo abituare a nuovi assetti - ma anche lui deve abituarsi a me e alle mie manie.
  Nel giro di un paio di giorni prendiamo confidenza. Ciò significa che:
  • elimino il portauovo, perché le uova se ne stanno bel belle in una ciotola sul piano della cucina, pronte per trasformarsi in torte, frittate e pancakes!
  • elimino uno dei quattro ripiani, altrimenti i miei contenitori non ci stanno!
  • rimpiango la mancanza di una quarta mensolina sull'anta, perché vien meno la suddivisione cose dolci (burro e marmellate) - salse - conserve - bottiglie; ma mi adeguo (rognando)

      Quisquilie. La vera rivoluzione è il congelatore: tre cassetti da riempire di cibo già pronto! Ti rendi conto? Un sogno per i "pigri della cena" come noi. 
      In questa casa non sentirai mai più pronunciare frasi come: "Che cosa prepariamo oggi per cena?", ma solo "Che cosa scongeliamo oggi per cena?". Una differenza melodiosa.

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      (-198; determinazione: scaltra; umore: radioso; sorriso del giorno: euuiua le nuove sane abitudini!)

    giovedì 12 maggio 2016

    Un mese (anzi quattro) di libri: da gennaio ad aprile

    Caro Diario,
      non tutte le ciambelle riescono col buco.
      Non tutti i libri sono scritti bene e non tutti i libri sono ben curati. Me ne accorgo a inizio anno, mentre peregrino tra scaffali di librerie miei e altrui.
      Ma andiamo per ordine.
     
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      È gennaio e inauguro l'anno nuovo con Pelle di leopardo di Tiziano Terzani. Già letto e già tanto apprezzato: più di tutto, più del fatto di avere tra le mani un libro-simbolo per certe generazioni, quel che apprezzo è l'introduzione. Scritta dallo stesso uomo, ma più maturo, più disincantato. Tiziano Terzani ti sa entrar dentro l'anima con le sue parole, a qualsiasi età, in qualsiasi occasione - una rivoluzione, un viaggio senza voli, una malattia, un consiglio - e lì rimane.
      Poi, durante una cena del Club Rosa delle Prime Donne, ricevo in prestito da leggere Piccoli suicidi tra amici di Arto Paasilinna. La notte, quando rincaso e m'infilo sotto il piumone, apro le prime pagine e m'innamoro. Come si può non innamorarsi di un autore che scrive di morte, di politica, di altre cose tristi e ti fa ridere dalla prima all'ultima frase? Quando finisco il libro, sì, che sono triste...
      Anche perché dopo le cose incominciano ad andar storte.
      
      A un altro incontro del Club Rosa delle Prime Donne, ricevo in prestito una trilogia: Red, Blue e Green di Kerstin Gier. Un fantasy per adolescenti, mi avvisano. La storia potrebbe anche essere interessante (una variante dei viaggi nel tempo), ma tutto il resto... zerella. L'autrice applica tutti i trucchi del mestiere fin dalla prima riga: hook iniziale, suspence, colpi di scena si susseguono a ciclo continuo tra banalità e assurdità. Per dire: ci vogliono due libri per raccontare quel che succede in due giorni, mentre le settimane successive son descritte nell'ultimo libro, pigiando il tasto "avanti veloce" per farci star tutto. Ma l'editore dov'è? Bah.
      Per riprendermi da questa lettura fastidiosa, continuo col genere fantasy. Questa volta tocca a Jonathan Strange & il Signor Norrell di Susanna Clarke. Un libro abbandonato già in passato e non ricordo nemmeno perché. Cià, iniziamo! Aiuto. Che strazio. Non capisco nulla. Chi è il protagonista? Chi parla? E con chi parla? Dove vuole andare l'autrice? Salto blocchi di pagine per tentar di scoprire se c'è un filo conduttore. Non trovo nulla. Lo chiudo e metto via, abbastanza infastidita. Eppure è vincitori di premi letterari piuttosto famosi...
      Agguanto disperata un altro libro, La biblioteca dei miei sogni di Julie Highmore. Leggo due-righe-due e lo allontano da me esasperata. Possibile che le case editrici pubblichino libri del genere? Scritti male, con dialoghi assurdi, senza trama, senza scopo, senza nulla di nulla. Perché?
      
      Per fortuna c'è, fresco di stampa, Va', metti una sentinella di Harper Lee. Il buio oltre la siepe è uno dei miei libri preferiti, letto da bambina, da ragazzina, da giovane, da adulta, da exQQ - più e più volte. Il "seguito" mi riaccompagna in quelle atmosfere, mi fa provare sentimenti altrui, mi fa arrabbiare e commuovere. Mi dà qualcosa, come ogni libro dovrebbe. Ah, mi sento meglio.
      Poi cado in una trappola, mi lascio conquistare dalla curiosità e leggo Sein, una virgola sull'acqua. Ritratto di un'isola bretone leggendaria di Susy Zappa. Cioè, provo a leggerlo, ma dopo qualche pagina mi arrendo. Mi aspetto atmosfere magiche, misteri svelati. Invece trovo un po'  di storia dell'isola, l'introduzione al concetto di aldilà in cui i celti credevano, la preghiera del marinaio seguita da quattro pagine di date e dati di naufragi, lo stemma araldico dell'isola... Ed è solo la prefazione. No grazie, non ci sto.
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      Termino gennaio indignata e inizio febbraio piena di speranze.  Mi regalano Numero zero di Umberto Eco e lo leggo. Mi piace, è interessante, ma provo un senso di déjà vu, come fosse un piccolo Pendolo di Foucault
      Provo con L'arciere del re di Bernard Cornwell. Carino, la storia dovrebbe intrecciarsi con quella del sacro Graal, ma se ne perdono le tracce molto presto. La tira un po' per le lunghe e alla fine è inconcludente. Cerco in internet e scopro che è il primo di quattro libri. Va bene, ma ho questo libro e da solo non mi dice nulla di nulla. Zero voglia di leggere gli altri tre, chissà perché?
      Non ci casco più, voglio andare sul sicuro! Quindi mi affido al ciclo di Darkover di Marion Zimmer Bradley che mi tiene impegnata fino ai primi di aprile. Una serie di libri fantasy "fantascientifico", ambientati nel futuro su un pianeta alieno, che sembra il nostro passato. Letti più e più volte in gioventù, è un po' come tornare dai nonni dopo la scuola. Il suo stile non mi piace particolarmente (mi chiedo, però, quanto influisca l'editore: nomi di persona sbagliati e confusi tra di loro, frasi rocambolesche che sanno di traduzioni stanche...) ma mi piace la storia di questa antica colonia terrestre e del rapporto tra darkovani e terrestri. 
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      Il libro di aprile (sì, uno solo) è Il centenario che saltò dalla finestra e scomparve di Jonas Jonasson. Lo prendo per il viaggio in treno di ritorno da una riunione di lavoro, per ricordarmi di questa giornata meravigliosa. Il libro è altrettanto bello: coinvolgente, divertente, dissacrante, purtroppo non infinito.
      E ora, che cosa leggo???

      P.S. Nel frattempo leggo un po' di libri di lavoro - letture edificanti e profonde - ma decido di parlartene di là, ché ripetere le cose mi uggia.

    (-195; determinazione: stanca; umore: stanco; sorriso del giorno: leggere!)

    lunedì 9 maggio 2016

    La sottile differenza tra farcela e fare

    Caro Diario,
      le cose cambiano e non sono sicura che cambino in meglio.
      Prendi per esempio l'Alina di dieci anni fa: la frase che mi ripeto spesso è Non ce la faccio. Le cose sono talmente grandi per me, talmente difficili e io sono così sicura di non riuscire a realizzarle, che non le faccio. Non mi ci metto proprio: le archivio tra le cose impossibili e continuo la mia vita - con un senso (quasi) impercettibile di sconfitta condito da un forte profumo di fatalità - se non puoi, non puoi.
      Poi qualcosa scatta dentro di me, passo attraverso cerchi di fuoco e divento più duttile, più consapevole delle mie capacità, scopro di potercela fare. A fare cosa? Tutto, tutto quello che mi viene in mente, e forse anche di più. Studio economia (la mia bestia nera) e la capisco, mi laureo in tre anni e svolgo ben tre lavori contemporaneamente (per qualche mese anche quattro): i miei limiti, li sposto più in là e scopro, tra l'altro, che posso scavalcarli - all'occorrenza.
      Ce la posso fare. Ce la farò. Ce la faccio. E faccio, faccio tanto. Perché ogni idea che mi si accende in testa l'archivio tra le cose possibili, in attesa di essere realizzate. Ho liste lunghe pagine e pagine di queste idee; alcune sono già realizzate, altre le realizzerò a breve. Ce la poso fare, ce la faccio. E faccio, faccio tanto. Forse troppo.
      Ora prendi l'Alina di oggi: sono stanca. Stanca di questa fioritura spontanea e continua di idee, stanca di sapere di poterle realizzare, stanca di sapere di volerle realizzare, stanca di sapere di realizzarle. Vorrei un anno sabbatico da me stessa.
      Sai che cosa mi stanca? Sapere di farcela. Vorrei non dover farcela: vorrei fare, ma non farcela. Sono stanca di dire che ce la farò: so di farcela e so anche quanto mi costerà in termini di energie e di salute (fisica e mentale). Vorrei smettere di dire che ce la farò, vorrei non dover dire Posso farcela. Vorrei semplicemente fare, senza nemmeno pensare di doverlo fare.

    sorrisoa365giorni-farcela-vs-fare

    (-198; determinazione: stanca; umore: stanco; sorriso del giorno: mi prendo un anno sabbatico?)

    mercoledì 4 maggio 2016

    Una coperta all'uncinetto fatta di tanti nodi-auguri

    Caro Diario,
      è primavera e io continuo a fare copertine.
      La prima è per un bambino che aspetto di conoscere da un po'.

    sorrisoa365giorni-uncinetto-copertina-onde

      È a onde per prender confidenza fin dai primi giorni con il mare della vita. Le onde vanno e vengono, salgono e scendono: sul filo dell'acqua s'impara a stare in equilibrio.
       Ogni nodo è un augurio di felicità.

    sorrisoa365giorni-uncinetto-copertina-onde

      La copertina è delle giuste dimensioni per un bimbo appena nato (Simone ha da poco compiuto due mesi) e anche questa volta seguo lo schema di Lucy di Attic24 - sempre una gioia per gli occhi.

    (-203; determinazione: uncinettosa; umore: sereno; sorriso del giorno: una copertine per Simone!)

    lunedì 2 maggio 2016

    Rivoluzione elettro-domestica: la lavastoviglie

    Caro Diario,
      non son mica tutti uguali.
      Che cosa? Gli elettrodomestici!
      Nel giro di dodici ore sostituiamo la nostra vecchia lavastoviglie (morta tre volte e resuscitata solo due, amen) e il nostro vecchio frigorifero (ancora vivo, ma per poco: rantola) con due modelli nuovi fiammanti.
      Non è facile. Adattarsi a nuovi spazi, a nuove fragilità, a nuovi assetti non è facile. 
     Sono elettrodomestici da incasso, meno profondi di quelli "liberi" e più delicati: i carrelli della lavastoviglie sembran fatti di fil di ferro, i cassetti del frigo-congelatore di zucchero cristallizzato. E poi, per loro natura e costituzione mi obbligano a nuove abitudini.
      Obbligano me - già impegnata in questa gara di forza tra cattive e buone abitudini - a nuove (ulteriori) abitudini. 
      Non fraintendermi: le novità mi piacciono. Le cerco, anzi! Ma tu sai quanto poco sia prospera la mia casalinghitudine... Basta un soffio di vento contrario e tutto potrebbe svanire.
      Mai più gesti automatici (conquistati dopo lunghe e snervanti lotte) da compiere a occhi chiusi senza pensarci, ormai mi sento come un'esploratrice di nuovi mondi, impegnata in spedizioni ricognitive nel tentativo di disegnare geografie sconosciute.
      Sospiro. 

      Prendi la nuova lavastoviglie, per esempio:
    • non ha più i tasti fuori, ma dentro. Ogni volta la chiudo e poi la riapro per pigiare e poi la richiudo - giuro, ogni volta
    • non ha più cestelli capienti e affidabili. Pare che non le piaccia lavare le pentole grandi, nel libretto d'istruzione su come riempirla non son proprio considerate... dobbiamo inventarci nuovi equilibri 
    • non ha più un portaposate di dimensioni decenti. Non lava le pentole grandi, in compenso le piace darsi da fare con tutte le posate di casa (sono centoquarantaquattro). Comtemporaneamente
    • non ha più un senso logico. Si possono mettere i piatti ovunque: sopra (ma solo nella fascia centrale e solo se sono di piccole dimensioni), sotto (di traverso oppure, se proprio devi, perpendicolarmente): se uso tutti i piatti di casa (sono trenta) posso lavarli tutti - ma zero pentole grandi...
    • non ha più spazio per bicchieri e tazze. Ma solo per bicchieri o tazze
    • non ha più coerenza. Prima ogni cosa era ordinata per mobile d'appartenenza e affinità, ora tutto è mischiato, come un minestrone nel calderone: pentole con mestoli, con coltelli, con bicchieri, con ciotole; coperchi con piatti, con contenitori, con posate, con teglie...
    • non ha più fondo. Se metto un mestolo nel cestello di sotto, cade
      Insomma, mi istiga al caos. In un momento così delicato della mia vita, in cui mi sforzo con ogni fibra del mio essere per dare un senso al rebelòt fuori e dentro di me, lei, la nuova lavastoviglie, mi istiga al caos.
      Sentitamente ringrazio.

    sorrisoa365giorni-decifrare-lavastoviglie

    (-205; determinazione: provata; umore: confuso; sorriso del giorno: caos, non mi avrai!)
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