Caro Diario,
quando vedo qualcuno correre mi chiedo da che cosa stia scappando.
Mi chiedo se indossare una tuta, sudare su una strada con lo sguardo rivolto avanti e il sudore che cola ovunque sia una penitenza, un fioretto, l’espiazione di qualche peccato.
Non capisco, non capisco proprio: perché correre tra gli alberi di un bosco, sui marciapiedi di città, sempre e comunque, giorno dopo giorno? No, non capisco.
Fino all’estate scorsa.
A luglio inizio ad allenarmi (non corro - continua a non piacermi - ma cammino): per curiosità, per bisogno (ho la testa piena e cerco un modo efficace per svuotarla), per speranza. Inizio ad allenarmi senza troppe pretese, seguo il metodo 7x7 (dal divano a 7 km/h in tredici settimane), scopro che mi piace e continuo: giorno dopo giorno.
Ora lo so: chi corre non sta scappando da qualcosa di brutto, sta raggiungendo qualcosa di bello.
mercoledì 21 marzo 2018
venerdì 9 marzo 2018
Com’è la tua vita?
Caro Diario,
com’è la tua vita?
Te lo chiedo perché sto svolgendo un’indagine di mercato: “Com’è la tua vita? Ti assomiglia? Brilla?”. Lo chiedo a me e alle persone che incontro.
Trovo le risposte nelle pieghe del volto, negli angoli degli occhi, nelle unghie delle mani. Nel tono di voce, nei sorrisi più o meno convinti, nelle lacrime appese alle ciglia e subito asciugate. Nella concentrazione, nella dedizione, nella costanza e nella resa.
Forse preferirei non pensarci, a com’è la mia vita, ma in questo giorno mi vien spontaneo. Quando muore una persona con cui si è condiviso del tempo, vien spontaneo chiederselo.
È quel che viene dopo, più difficile da gestire. Perché, se la vita non mi assomiglia, se non brilla, se non è come vorrei che fosse, che cosa faccio?
com’è la tua vita?
Te lo chiedo perché sto svolgendo un’indagine di mercato: “Com’è la tua vita? Ti assomiglia? Brilla?”. Lo chiedo a me e alle persone che incontro.
Trovo le risposte nelle pieghe del volto, negli angoli degli occhi, nelle unghie delle mani. Nel tono di voce, nei sorrisi più o meno convinti, nelle lacrime appese alle ciglia e subito asciugate. Nella concentrazione, nella dedizione, nella costanza e nella resa.
Forse preferirei non pensarci, a com’è la mia vita, ma in questo giorno mi vien spontaneo. Quando muore una persona con cui si è condiviso del tempo, vien spontaneo chiederselo.
È quel che viene dopo, più difficile da gestire. Perché, se la vita non mi assomiglia, se non brilla, se non è come vorrei che fosse, che cosa faccio?
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