venerdì 29 marzo 2013

Chez moi #16: agnello e asparagi

Caro Diario,
 tutto bene, soprattutto in cucina.
 Come promesso, continuo a spignattare (nonostante la brutta esperienza della volta scorsa). Oggi tutto fila liscio, nulla brucia, nulla puzza, nulla è immangiabile. Se proprio devo fare un appunto, le porzioni sono un po' striminzite - ma questo è un altro discorso.
 Occhiata veloce al frigorifero, una al nuovo menu, metto sul piano tutti gli ingredienti e inizio a cucinare:
  1. accendo la cappa alla massima potenza (memore dell'ultima avventura);
  2. taglio le costolette d'agnello in bocconcini*;
  3. affetto gli scalogni;
  4. verso l'olio nella casseruola e ci butto la carne e gli scalogni;
  5. quando tutto è ben dorato, aggiungo il vino:
  6. lascio sfumare, poi verso l'acqua, spolvero di sale e pepe, aggiungo gli asparagi e lascio cuocere (fuoco lento, 20');
  7. impiatto, chiamo il marito al desco e mangiamo: davvero buono!
 * All'improvviso mi rendo conto di quanto l'Alina bambina sia molto saggia: "Da grande voglio due mariti, uno con cui parlare, l'altro che mi taglia la carne cruda". Invece ne sposo uno solo, che la sera "Chez moi" fa festa (pur di non cucinare, mi dirà per sempre che sono brava. Menzogne bianche). Quindi mi tocca tagliare a bocconcini le costolette da sola. Una cosa ripugnante. Hai voglia a fingere d'essere una Neanderthaliana in una normale serata primaverile... 
 In ogni caso carne e verdure sono molto gustosi, tutto merito della ricetta semplice e veloce.


 Son sicura che bisserò.

(-369; determinazione: alta; umore: roseo; obiettivo: cucinare; risultato: ottenuto)

giovedì 28 marzo 2013

Unire i puntini

Caro Diario,
 in questi giorni ho un punto fisso.
 Voglio imparare a metter per bene l'eyeliner. Sul web, in tivù e sui manuali (evviva Clio!) sembra così facile. Davanti allo specchio, luce giusta, non tiro la palpebra, procedo col pennellino leggero. Lo so, Clio dice di iniziare dal centro, ma la mia mano va da sola all'inizio dell'occhio. Chiamatemi Macchia Nera.
 Tutto ha inizio quando mi rendo conto che il trucco su di me non funziona: scivola via come i colori della Battaglia di Anghiari, con effetti altrettanto disastrosi.
 Finché rimango in casa non c'è problema: un controllo accurato prima di uscire per il paese a caccia di cibo, un ritocco e via. Ma se passo un'intera giornata in città il problema si fa evidente. Quindi devo correre ai ripari.
 In queste ultime settimane riesco a collezionare più matite per occhi di una truccatrice hollywoodiana, ma tutte si sciolgono o evaporano dopo nemmeno sessanta minuti. Ergo: provo con l'eyeliner.
 Il mio ha un colore indefinito, quasi traslucido, adatto per le more (mah), una punta sottile a pennellino e una biglia nel serbatoio, per poter mantenere fluido l'inchiostro. Pare buono. Mi applico, ma è un disastro: pur avendo la mano ferma (ehm), la linea non è sottile e continua. Piuttosto assomiglia alla linea spezzata dell'elettrocardiogramma.
 Bing! All'improvviso mi sovviene un ricordo: io e mia madre in bagno, io seduta a faccia in su, gli occhi puntati sul suo volto, lei davanti allo specchio si sta truccando. Fondotinta, ombretto, mascara, fard, rossetto. "Il segreto per metter bene l'eyeliner, Alina, è fare tanti piccoli puntini, uno accanto all'altro. Così. Vedi? La linea è perfetta!", mi dice.
 E così fo. Tanti piccoli puntini - partendo dal centro - uno accanto all'altro. La linea non è perfetta, ma di certo migliore. Yes!


(-270; determinazione: alta; umore: roseo; obiettivo: imparare a mettere l'eyeliner; risultato: così così)

martedì 26 marzo 2013

Nuovo menu

Caro Diario,
 sono in alto mare.
 Nel senso che mi sento proprio in balia delle onde. Faccio una fatica bestiale ad abbandonare un regime alimentare (seguito da un anno e passa), per iniziarne un altro. Ormai conosco con esattezza cosa mangiare e mi destreggio bene anche tra ristoranti e fast food. Per non parlare della spesa.
 Ma devo ricominciare da capo. Tra ieri e oggi cerco di arrivare a un dunque: stampo una tabella riassuntiva coi cibi proibiti e benefici e mi aggiro per le corsie del supermercato con occhio aguzzo. Dov'è l'avena? (La domanda giusta sarebbe: cos'è l'avena??) Non vedo l'agnello! (In realtà è lì, davanti al mio naso, del tutto uguale all'altra carne...) Ma quando scrivono frumento, intendono grano tenero o grano duro? Scopro l'altro giorno che il frumento e il grano sono la stessa cosa - almeno, così ho capito: il frumento comune sarebbe il grano tenero, altra roba il grano duro. Mammamia, quanto sono ignorante...
 Fatica. La testa mi gira, il marito (stanco dopo quattordici ore di lavoro senza soluzione di continuità) rischia d'appisolarsi sul banco dei surgelati. Ritiro la tabella in borsa e concludo le compere, che è meglio.
 Questa sera cena a base di costolette d'agnello alla griglia e spinaci freschi saltati con scalogno e un po' di limone. Mmmm. Gli spinaci "veri" sono buonissimi e non legano i denti, come invece fanno i cugini surgelati. E l'agnello è una vera scoperta. Non ricordo d'averlo mai mangiato e ora capisco perché: è grassissimo - ma buono assai. E molto odoroso.


 Ma non finisce qui. Ho bisogno di programmare un menù settimanale, in cui tutti i cibi siano distribuiti sui pasti principali in maniera equilibrata. Un occhio al libro, uno alla tabella - se ne avessi un altro, anche al web per scoprire cosa sono certi cibi (ehm) - mani sulla tastiera, alla fine riesco a produrne uno.
 Mi sento un po' come se avistassi terra, mio caro Diario, ansiosa di scoprire se tutto ciò funziona. E tu?

 (-272; determinazione: altissima; umore: roseo; obiettivo: seguire la nuova dieta; risultato: in fieri)

lunedì 25 marzo 2013

Diciassettesima settimana

Caro Diario,
 posso affermare con fierezza che, finalmente, il Punto Della Situazione è positivo.
 Tre voci su tre! Era ora.
 1 - Scoprire qual è il mio gruppo sanguigno. Celo! E' bastato intervistare con sollecitudine madre e sorella per dissipare ogni dubbio: B.
 2 - Finire di organizzare il sottoscala. Celo! Non riesco a crederci. Il bello è che c'è talmente tanto spazio, che non so come riempirlo (no comment). Prossimamente su questi schermi.
 3 - Sperimentare il programma lavaggi. Celo! Provo a lavare/stendere/piegare/ritirare al mattino, di sera, un giorno dietro l'altro, a giorni alterni, un giorno lavare/stendere, l'altro piegare/ritirare... Insomma, mi impegno. E forse sono arrivata a un dunque.
 Mi merito un premio. Nel mentre, mi gusto questo:


 Ecco le sue regole:
  1. Ringraziare chi mi premia: grazie, Marilu di Passe-partout! E grazie Antonella di Blog a cavolo! Troppo buone.
  2. Raccontare sette cose di me: mi piace leggere, scrivere, passeggiare, fotografare scorci, il Baldo, il marito, la nostra casa.
  3. Nominare quindici blog a cui assegnare il premio: qui diventa difficile, quasi tutti i blog che frequento son già stati premiati. Perciò segnalo tre dei miei blog preferiti: Details of us, perché ogni foto della loro casa mi fa sognare; Mikka Made, per la sua profondità; Succede a casa mia, perché è una fonte inesauribile di furbizie quotidiane.
 E ora, mio caro Diario, eccoti il Nuovo Piano D'Attacco:


(-273; determinazione: media; umore: roseo; obiettivo: nuovo piano d'attacco; risultato: ottenuto)

giovedì 21 marzo 2013

Io, la nomade

Caro Diario,
 pare che io sia una nomade.
 Ehi, non metterti a ridere! Cosa significa: "Ma se stai tutto il giorno seduta sul divano?". Pfui. Nel mio sangue scorre il gene del nomade, poco ma sicuro.
 Lo scopro quasi per caso. Da qualche mese frequento un omeopata per curare certi piccoli fastidi - piccoli, ma tignosi. Premetto che sono nata scettica: se non mi si dimostra scientificamente come funziona una cosa, non ci credo. Ma il dottore (francese, parla come Poirot!) mi spiega ogni passaggio e io capisco.
 Capisco, innanzitutto che i miei fastidi si concentran sul tubo digerente e sono scatenati dal mio sistema immunitario ribelle. Io e lui (il sistema immunitario) a un certo punto della nostra vita smettiamo di andare d'amore e d'accordo, ed entriamo in crisi. Lui si vendica trattenendo tossine e io mi dispero - squilibrata dentro e fuori.
 Gli chiedo: "Dottore, perché la dieta che prima funzionava ora non funziona più?" Mi risponde: "Perché quello (il sistema immunitario) è furbo: la prima volta ci casca, la seconda abbozza, la terza si ribella." "Ma, allora, cosa posso fare? Son destinata a rimanere una gelatina?" "Certo che no! Di che gruppo sanguigno è?"
 Ta-dan. Con questa domanda mi si apre un mondo.
 Dopo una ricerca forsennata (giammai esame del sangue! benvenuti ricordi familiari), scopro qual è: sono un tipo B, cioè - cito - "il risultato di un perfezionamento realizzatosi lungo il cammino dell'evoluzione, di uno sforzo volto ad avvicinare popoli e culture differenti". Ciuspi.
 Pare che i quattro diversi tipi sanguigni si formino in momenti ben precisi della storia dell'umanità, segnando le tappe dell'adattamento umano ai cambiamenti ambientali: ognuno di noi, quindi, porta nel sangue le tracce dei nostri più antichi antenati. Mangiare i loro stessi cibi, ci fa star bene.
 Questa cosa mi affascina (amo la preistoria). Ho deciso: d'ora in poi mangerò come un nomade delle steppe.


(-277; determinazione: buona; umore: buono; obiettivo: curare me stessa; risultato: sulla buona strada)

mercoledì 20 marzo 2013

Chez moi #15: pollo fritto

Caro Diario,
 oggi il marito è in trasferta.
 Esce di casa prestissimo e rientra tardissimo. Stanco, loquace e affamato. Sa già che non troverà nulla di appetitoso per cena, mi conosce troppo bene. Invece mi preparo per tempo e decido di stupirlo.
 La giornata è stata lunga per entrambi - vabbe', per lui molto di più -, quindi è doverosa una pietanza coccola.
 Vado in perlustrazione nel frigorifero e nel congelatore e trovo quel che mi serve per una cenetta a base di... ta-da! pollo fritto (yes, io friggo! e spero di non prender fuoco):
  1. trito il prezzemolo surgelato;
  2. mescolo in una terrina la farina con la paprica, il timo, il prezzemolo, il sale e il pepe;
  3. sbatto in un'altra terrina le uova;
  4. verso l'olio nella padella e aspetto che raggiunga i 150°;
  5. taglio il pollo a tocchetti, li passo nella farina, li immergo nell'uovo e poi di nuovo nella farina; 
  6. quindi li tuffo nell'olio bollente e li lascio ben dorare (10').
La ricetta è molto semplice e molto efficace. Ma ho riscontrato qualche inconveniente.
 Primo: il pollo è ancora congelato, devo metterlo sul calorifero.
 Secondo: il Baldo subisce il fascino del pollo sul calorifero; non riesce a credere che la sua preda se ne stia inerte a rosolarsi così a portata di denti. Mi chiede disperatamente il permesso d'avvicinarsi per avere un incontro di terzo tipo.
 Terzo: il pollo sul calorifero è in pericolo. Decido di scongelarlo via microonde. Pasticcio: praticamente è cotto (il Baldo annuisce, leccandosi i baffi). Per fortuna son solo due fette, ne rimangono altre quattro.
 Quarto: le fette sono in tutto quattro, due cotte e due crude. Il Baldo mi guarda con cipiglio spaventosamente simile a quello di Gordon Ramsey, dicendomi : "Pivella". Non importa, vado avanti.
 Quinto: prendo il tagliere e taglio le fette. Quelle crude sono talmente fredde che potrei tagliarmi le dita senza accorgermene, quelle calde son talmente ustionanti che mi rimangono attaccate ai polpastrelli. Ma riesco lo stesso a tagliare il pollo a tocchetti. Senza spargimento di sangue.
 Sesto: ho aperto le finestre, acceso la Yankee Candle, tolto il maglione sintetico (non zi za mai) e pregato tutte le divinità connesse col fuoco, che se ne stiano a casa tranquille senza badare ai miei tramestii. Accendo il fornello sotto la pentola dell'olio. E attendo.
 Settimo: come faccio a capire se l'olio è a 150°? Non immergo il dito. Il Baldo è sempre più incuriosito. Scommetto che sta ridendo, alla maniera dei cani.
 Ottavo: il mio sesto senso mi dice che l'olio è in temperatura, butto i bocconcini di pollo infarinati e sollevo schizzi d'olio bollente. Vabbe', nei prossimi giorni fingerò che siano elementi decorativi a forma di stella. Intanto le mie dita si trasformano in cedri mano-di-budda.
 Nono: l'olio è nero e fuma da matti! Faccio come suggerito dalla ricetta: lo filtro. Peccato che il colino... coli. E la bottiglia di vetro scoppi. E ora che fo? Acchiappo il Baldo e mi rifugio in soggiorno, sul divano, a meditare. Quasi quasi mi faccio portare due pizze.
 Decimo: chiama il marito, un incidente lo ha fatto rallentare. "E voi come state?" "Tutto bene. Io e il Baldo siamo salvi. Anche la casa è salva." "In due minuti sono lì!"


 Da questa esperienza imparo che:
- l'olio bollente è pericoloso
- io sono pericolosa
- la prossima volta che voglio stupire vado all'Oasi del gusto, che è meglio!

(-278; determinazione: alta; umore: roseo; obiettivo: cucinare; risultato: 'na fumera!)

martedì 19 marzo 2013

Forbici - Meglio tardi che mai

Caro Diario,
 come si suol dire: "Meglio tardi che mai"!
 Sarà per la neve, il freddo sempre più freddo, il cielo grigio e spesso minaccioso, oppure per il fatto che le mie giornate si susseguono una dentro l'altra confondendosi tra loro. Fatto sta che siamo a marzo inoltrato, quasi alle porte dell'equinozio e me ne accorgo solo ora.
 E io ancora non ho un calendario.
 Ma oggi mi salta lo sghiribizzo (oggi è un gran saltellare di sghiribizzi, cosa nuova per me): cerco nel web un calendario sfizioso e ne trovo ben tre che mi sconfinferano. Scarico, stampo e ritaglio. E già che ci sono do il tocco finale anche alla versione personale del calendario della famiglia: un po' di colore, qualche colonna in più e clic! stampo.
 Et voilà:

  1. questo calendarietto mi ha subito conquistata: sei fogli per dodici casette colorate, simili ma diverse nei particolari - perfetto per l'angolo "home sweet home" dell'ingresso
  2. teiere, zuccheriere, tazze, tazzine, mug di tutti i colori su Coffee break, un calendario tutto in uno, su un'unica pagina - in cucina c'è giusto un angolino bianco
  3. un dodecaedro da tavolo da ritagliare, incastrare e costruire: non è meraviglioso? - il suo posto è il tavolo dello studio (da aprile, perché ancora è tutto per aria)
  4. i dodici mesi per la famiglia: quattro colonne su sei sono dedicate rispettivamente a me, al marito, al Baldo e alla casa, per non perdere nemmeno un impegno (si spera)


(-279; determinazione: alta; umore: solare; obiettivo: munirmi di calendario; risultato: ottenuto ben quattro volte)

lunedì 18 marzo 2013

Sedicesima settimana

Caro Diario,
 un grosso dubbio mi attanaglia.
 E' più comodo lavare tutti i panni della settimana in soli due giorni (sabato e domenica), oppure diluiti in cinque giorni?
 Che poi, il problema non è tanto lavare - non li lavo io, ci pensa la lavatrice -, quanto stendere, piegare e ritirare. Una cosa che, ormai lo sai, mi uggia, uh, se mi uggia!
 In settimana medito a lungo sulla situazione, finché domenica io e il marito ci accorgiamo con orrore d'indossare i vergognosi "capi dell'ultima spiaggia": qualcosa di rosso con Babbo Natale con qualcos'altro di azzurro e angioletti tra le nuvole lui, qualcosa di nero con un asino ubriaco e un pigiama giallo e rosa con Hello Kitty io (orrore orrore). Residuati bellici di antichi regali - mai più, giuro, mai più.
 Triste e affranta mi appropinquo alla lavanderia. Mi ritrovo di fronte a uno scenario da post bomba atomica: due cestoni e mezzo di roba trasbordante da lavare, che incomincio pian piano a separare per tipologia.
(1) Lenzuola, asciugamani, tovaglie (ma medito di eliminarle) tovaglioli e strofinacci - e sono già due carichi;
(2) intimo e pigiami, maglie tute e calzoni - e son altre due macchinate;
(3) maglioni e altri capi delicati - un solo giro;
(4) strofinacci per la polvere, panni milledita per i pavimenti, asciugamano del Baldo (quando piove gli asciughiamo le zampe - sic!), tappetini vari - una girata.
 Se prima lavare nel fine settimana è la prassi, ora preferisco che gli ultimi due giorni siano liberi da qualsiasi impegno domestico (guarda un po'). Ci provo, ma confesso di non riuscire a seguire il programma dei lavaggi già elaborato (qui). Mea culpa.
 Ma io ci riprovo, finché non troverò la formula giusta. Intanto il Punto Della Situazione: migliorabile. E il Nuovo Piano D'Attacco:


(-280; determinazione: buona; umore: buono; obiettivo: nuovo piano d'attacco: risultato: ottenuto)

domenica 17 marzo 2013

Uncinetto - calore multicolor

Caro Diario,
 attenzione, attenzione: sto sperimentando!
 Fuori nevica, da più di dodici ore. Il giardino è di nuovo bianco, le sedie colorate ritrovano il loro soffice cuscino, il Baldo fa merenda con la granita e il cielo pesa di nuvole grigie.
 Rintanata in casa, medito di farmi qualcosa di caldo. Un bel paio di babbucce di lana lavorate all'uncinetto, magari.
 Gironzolando sul web se ne trovano di tutti i tipi e i generi, ma il modello che più mi si confa è quello proposto da Zoom Yummy. Nell'armadietto mi aspettano un paio di gomitoli di lana multicolor, di quella lana che lasciata in lavatrice con tre palline da tennis a 40° ne esce perfettamente infeltrita e compatta.
 Un paio d'ore di uncinetto volante, giusto giusto il tempo di un buon film, e la domenica nevosa ritrova il sorriso. Ah, che soddisfazione!
 Talmente soddisfatta, da mostrartele subito: il mio primo paio di babbucce!
 Sì, hai ragione, mio caro Diario, mancano ancora un paio di dettagli: infeltrire la lana, aggiungere qualche pompon... e poi, chissà!

 
(-281; determinazione: in letargo; umore: bianco; obiettivo: sperimentare; risultato: ottenuto)

venerdì 15 marzo 2013

Improvvisamente Heidi

Caro Diario,
 oggi splende il sole e io mi sento Heidi.
 Non ho caprette, né amici pastori, ma due gote rosse da fare invidia alla gioiosa bambina. Due gote alpine, insomma.
 Favorita dal cielo terso e dalle strade asciutte, prendo Pagnottella per un giro sulle curve collinari: destinazione parafarmacia. Mentre mi avvicino al banco per far rifornimento della mia dose mensile di pasticche omeopatiche, intravedo un'ombra in camice bianco. Estraggo la lista e la porgo sorridendo alla dottoressa. Mentre questa si volta per fotocopiarla, l'ombra in camice bianco s'avvicina. E mi parla.
 Inizialmente sorpresa, poi affascinata dalla erre rotonda, la sento ma non l'ascolto. All'improvviso il collegamento s'accende: "... per la sua pelle delicata (delicata? ma se è di cuoio!), tendenzialmente grassa..." "Grassa?", chiedo vagamente infastidita. "Certo, con tutti quei pori aperti..." (Pori aperti?) "in realtà la mia pelle è un poco secca, guardi qua!" "Peggio ancora! (ha detto peggio??) una pelle così delicata, con sintomi evidenti di dermatosi... magari le provoca anche pruriti..." "No di certo!" "E quelle macchie di couperose..."
 Ecco, ho le gote di Heidi.
 Si consigliano gocce di vitamina E concentrata e un fluido a base di acido ialuronico. Mal che vada anche un correttore verde da picchiettare sulle zone incriminate. Perché le gote alpine a una Q.Q. non donano affatto.


(-283; determinazione: allegra; umore: solare; obiettivo: curare me stessa; risultato: non ci siamo proprio)

mercoledì 13 marzo 2013

Lavori in corso: il mobile della colazione

Caro Diario,
 lo so, lo so.
 Ti stai chiedendo: "ma quanti lavori ancora in corso ci sono?" Ebbene, sono tre: l'archivio, il ripostiglio del bagno verde e il sottoscala. Ognuno col suo bravo motivo: rispettivamente, il marito è tuttora smarrito, non siamo ancora convinti della carta per le ante e i cassettoni son più impegnativi del previsto.
 Da oggi, s'aggiunge anche il mobile della colazione (quattro).
 Il mobile della colazione in realtà è un pensile con il cappello verde a pois, a cui son cresciute le gambe e due pomoli rotondi, messo sotto lo scaffalino del tè in attesa di destinazione. Se apro le ante, ci trovo rotoli di carta assorbente, di pellicola, di alluminio e di carta da forno, una tazza e un tagliere rotti, barattoli di vetro di ogni misura, strofinacci da cucina, un passaverdura, tovaglioli di carta, borse termiche. Insomma, di tutto e di più.
 Dirotto quasi tutto nel mobile sottoscala, e si crea il vuoto.


Che pian piano si riempie: cioccolato, spuntini dolci, zuccheri, mieli, vari barattoli di caffè e scatole di biscotti. Insomma, tutto l'occorrente per un'ottima colazione.


  Lo so, manca ancora qualcosa: un paio di contenitori bianchi, i colini per il tè in foglia, magari dei cucchiaini colorati, sicuramente qualche dolcino in più (gnam).

(-285; determinazione: nella media; umore: idem; obiettivo: curare la casa; risultato: in fieri)

lunedì 11 marzo 2013

Quindicesima settimana

Caro Diario,
 rieccoci con un nuovo lunedì.
 Sospirone. Vorrei dirti che colmo quel 50% di lacune, che il sottoscala è completo, che amo infinitamente il marito (nonostante le ferie), ma non è proprio così. Sgarro con la dieta (anche se poco poco), con la ginnastica (impossibile col marito tra i piedi) e con i panni (devo correre ai ripari, il programma non funziona). Ma amo infinitamente il marito per il gran lavoro fatto (nonostante il sottoscala non sia finito) e per le grasse risate che mi regala ogni volta.
 Oggi non resisto: inizio a organizzare il sottoscala! E svuoto un mobile intero della cucina - il classico mobile della vergogna -, riorganizzo le tovaglie e i tovaglioli, conto quanti contenitori mi servono... insomma realizzo tutti quei movimenti che immagino di fare da tanto tempo. Sembra sciocco, ma in realtà mi sento "a posto".
 Perciò il Nuovo Piano D'Attacco non può essere che questo:


(-287; determinazione: briosa; umore: roseo; obiettivo: nuovo piano d'attacco; risultato: ottenuto)

venerdì 8 marzo 2013

Lavori in corso: il sottoscala (bis)

Caro Diario,
 dopo quattro giorni, oggi pausa.
 Il marito è a metà dell'opera e una giornata di riposo ci vuole. Ogni tanto passiamo di là, apriamo le ante, accendiamo la luce (sì, c'è la luce là dentro!) e ci sediamo a guardarla. E' vero, non è ancora finita, manca una punta di stucco, una pennellata di bianco, uno spruzzo di sgrassatore e un colpo di spugna.
 Ma io rimiro lo spazio e, progetto originale alla mano, incomincio a organizzare gli scaffali con gli occhi.
 Sono incantata.



(-290; determinazione: non male; umore: sereno; obiettivo: sottoscala; risultato: 50%)

giovedì 7 marzo 2013

Chez moi #14: profumatamente porri

Caro Diario,
 voglio essere l'avatar della dea Kalì.
 Ti spiego perché: è da quando l'incontro nel gruppo Scambiamoci ricette che medito di preparare una gustosissima torta di porri e, puta caso, l'ultima volta che faccio la spesa, arraffo (ignara) un paio di porri, dicendo "m'inventerò qualcosa". Ed eccomi all'opera, la ricetta riveduta e rivisitata in versione dieta:
  1. taglio i porri per il lungo e poi a rondelle, li lavo, li butto nella padella con un po' di olio, aggiungo mezzo bicchiere d'acqua e lascio stufare (c.a 10');
  2. lavo le uova {coi guanti di gomma rosa: mi piacciono le uova, ma non da dove arrivano}, preparo due terrine una accanto all'altra, rompo le uova e divido gli albumi dai tuorli;
  3. agguanto la frusta elettrica {dimenticata nel cassetto. Nel mentre spantego l'uovo su cassetto, frusta elettrica, spina e presa a muro} e monto le chiare a neve {il marito mi sta vicino per controllare che non combini guai};
  4. grattugio il formaggio e lo mescolo ai rossi d'uovo, assieme a un pizzico di sale e pepe {in realtà avrei dovuto farlo prima, le chiare rischiano di smontarsi} e unisco le chiare (ehm) montate a neve;
  5. acc! dimentico di accendere il forno e acc! dimentico di srotolare la pasta sfoglia nella teglia srotolo la pasta sfoglia nella teglia quadrata {non ricordo più perché ho preso la sfoglia quadrata e non rotonda} e ne bucherello il fondo con la forchetta;
  6. verso l'impasto, copro con i ricciolini di porro e inforno {acc! ho lasciato le teglie nel forno. Chiamo il marito a gran voce, che, lemme lemme, s'avvicina per estrarle col guantone. Intanto l'impasto s'ammoscia} (180°, 20'/30').
 Dispaciutissima di non possedere un paio - o due - di braccia in più  {mi risprmierei tempo perso, sporco in giro e pasticci in quantità}, sforno la delizia e l'assaggio. Mmm! Il sapore mantiene la promessa del profumo: buono, buono buono!


 (- 291; determinzione: buona; umore: buono; obiettivo: cucinare; risultato: ottenuto)

mercoledì 6 marzo 2013

Uncinetto - Relax grigio-rosa

Caro Diario,
 chiamala deformazione professionale.
 Mi capita quando faccio la maglia e mi capita quando uncinetto. Mi chiedo: chissà chi è l'inventore di queste arti minori?
 Nodi, intrecci, incroci, legami, accavallamenti, prima con le dita, poi con altri supporti (legno, corno, osso), è sicuramente una donna: sotto il riparo di roccia, nelle serate invernali si siede al focolare e incomincia a lavorare gomitoli di fibra vegetale per realizzare stuoie e coperte. Alterna i colori e ne nascono motivi geometrici che imprezioscono la sua casa. Soddisfatta del suo lavoro, lo mostra alle sorelle e alle amiche che incontra ai raduni. Il marito le dice "brava", accarezzandole il capo; in cuor suo è orgoglioso di questo talento.
 Ci penso e sorrido, portando avanti questa tradizione: sul divano, nelle serate invernali mi attornio di gomitoli di lana (adoro lavorare la lana - benedetta rivoluzione dei prodotti secondari!), scelgo i colori - nero, grigio, panna, rosa e viola - e lascio che la mente divaghi e le mani producano intrecci, nodi, incroci, legami e accavallamenti col mio uncinetto olandese. Soddisfatta della mia coperta a zigzag, la mostro alle amiche che incontro sul web, e il marito mi dice "che brava" e mi chiede: quando farai una copertina tutta per me?


(-292; determinazione: buona; umore: buono; obiettivo: perpetuare la tradizione; risultato: ottenuto)

martedì 5 marzo 2013

Lavori in corso: il sottoscala

Caro Diario,
 tempus fugit, dicevano gli antichi.
 E avevano ragione. Ma noi ci stiamo allenando per esser più veloci. Inizia, infatti, una nuova settimana, anzi: La Settimana. Sette giorni di intenso lavoro per rendere concreto un concetto astratto, ovvero il famoso progetto del sottoscala, che dovrebbe accogliere una dispensa e un (altro) mini ripostiglio. Un'idea galleggiante nella sua bolla iperuranica, che dopo sei anni si trasforma in realtà tangibile, apribile, scorrevole, stoccabile. Esso sarà il fulcro di tutta la casa, l'asse su cui ruoterà in equilibrio la nostra esistenza.
 Vorrei raccontarti la sua storia.
 Nel lontano 2007, nel mese di marzo, approdiamo per caso in una casa semi abbandonata. Entriamo nelle prime due stanze e gli occhi si riempiono delle volte in mattoni rossi; saliamo le scale esterne, attraversiamo le camere da letto, ci affacciamo al balconcino e gli occhi si beano del giardino lì sotto. Basta questo, per innamorarmene. "La voglio", dico al marito. "Parliamone", risponde lui.
 Sei mesi più tardi la casa è nostra. E' da ristrutturare, su due piani , lontana dalla stazione e dal lago, ma io continuo ad avere la stessa visione della prima volta in cui sono entrata: in cucina vedo me stessa preparar marmellate col grembiule annodato sui fianchi, nell'ora in cui il sole al tramonto colora d'arancio ogni cosa. Nella mia testa la casa è finita, le stanze arredate, le porte spostate, la scala costruita e il sottoscala organizzato per accogliere i vasetti di marmellata. "La voglio così", dico al marito. "Parliamone", risponde lui, preoccupato.
 Sei anni dopo la casa è quasi finita, le stanze quasi arredate, la scala ancora di cemento (orrore orrore) e il sottoscala invaso dagli ultimi scatoloni del trasloco e dal ciarpame accumulato nel tempo. La lista delle cose da fare invece d'accorciarsi s'allunga, ma inesorabile prendo penna e quaderno e inizio a disegnare. "E' giunto il momento", dico al marito. "Parliamone", risponde lui, con le spalle al muro.
 Ora il marito tace, o meglio: borbotta formule magiche per ottenere tagli dritti e incastri perfetti. E taccio anch'io, sono in apnea: riprenderò a respirare alla fine di questa settimana, quando avrò il mio agognato sottoscala.


(-293; determinazione: alta; umore: agrumato; obiettivo: sottoscala; risultato: in fieri)

lunedì 4 marzo 2013

Quattordicesima settimana

Caro Diario,
 mi pento e mi dolgo di tutti i miei sgarri.
 Insomma, fino a mercoledì tutto fila liscio. Giovedì inizio a nicchiare e per tutto il fine settimana non ho alcuna pietà di me stessa: ieri di fronte al piatto di gnocchi alla sorrentina (mmm, gnocchi! mmm, pomodoro! mmm, mozzarella! il cibo del diavolo, per me) e vari e svariati piccoli sgarri, il mio "Ma chi se ne importa!" risuona alto, vibrando entusiasta.
 Pertanto, il Punto Della Situazione è al 50% positivo (l'altro 50% è un totale fallimento). Oggi piango da vero coccodrillo sull'insalatina a pranzo e sui broccoli a cena, e riprendo a far ginnastica, con dolce rassegnazione.
 Prima di esporti il mio Nuovo Piano D'Attacco (che prevede solo tre voci), vorrei fare una piccola premessa: il marito è in ferie per tutta la settimana. Ciò significa tre cose:
  1. dovrò rigare dritto e perdere meno tempo in elucubrazioni astratte;
  2. dovrò lottare contro la sua golosità, oltre alla mia;
  3. dovrò mantenere le mie nuove sane abitudini nonostante m'intralci i piani (come fo a rifare il letto appena sveglia, se lui ancora ronfa?).
 Ma il detto dice: "quando il gioco si fa duro, i duri cominciano a giocare". Vista la situazione, spero di ottenere qualche bonus.


(-294; determinazione: doverosa; umore: rassegnato; obiettivo: piano d'attacco; risultato: ottenuto)


P.S.: Qualche giorno fa ho ricevuto da Antonella di Blog a cavolo il premio The Versatile Blogger, una sorta di passaparola tra i neo blogger per farsi conoscere. Le regole sono molto semplici:
  - ringraziare chi mi ha premiato: "Grazie, Antonella!"
  - condividere sette aneddoti, particolarità, aspetti riguardanti la mia vita: non mi piace (a) il mio profilo - tutto il mio profilo, (b) la dieta, (c) far ginnastica, (d) le faccende di casa; mi piace (e) mangiar schifezze, (f) oziare, (g) organizzare gli spazi di casa.
  - assegnare il premio ad altri 15 blog con meno di 200 followers: qui casco, perché conosco ben pochi blog non ancora premiati.

venerdì 1 marzo 2013

Che moi #13: involtini di verza

Caro Diario,
 oggi sono cogitabonda.
 Ho un pensiero fisso in testa che non se ne vuole andare. Preme contro gli altri pensieri e si mangia tutto il mio tempo. E più mangia, più s'ingrandisce.
 Un po' come me, insomma. Quando penso troppo, mi ritrovo a mangiare, e, poiché a smetter di pensare non riesco, penso almeno a qualcosa di buono e sano che mi risollevi il morale domani a pranzo.
 Involtini di verza e riso, una vecchia ricetta dimenticata, ma collaudata con successo:
  1. riempio la pentola d'acqua salata e metto sul fuoco, aspettando le bollicine;
  2. taglio il gambo della verza e separo le foglie;
  3. scotto le foglie in acqua bollente, poche alla volta e per pochi minuti;
  4. le scolo e raffreddo sotto l'acqua corrente;
  5. verso nell'acqua bollente il riso e aspetto che cuocia;
  6. mescolo assieme il riso, l'aglio, la cannella, le altre spezie, il sale e il pepe;
  7. adagio le foglie di verza su un tagliere, elimino la parte dura centrale e le taglio a metà;
  8. aggiungo nel centro di ciascuna foglia il riso condito, arrotolo e piego;
  9. metto gli involtini in una casserruola, ricopro con acqua, faccio bollire, quindi copro e lascio cuocere (fuoco basso, 45');
  10. mescolo il succo di limone e l'aglio in una ciotolina, verso sugli involtini e lascio cuocere (15');
  11. lascio che si raffreddino, poi li ripongo in frigorifero, pronti per il forno domani a pranzo.

 Prepararli è catartico, i pensieri s'acquietano, mentre il profumo d'aglio si scioglie in un abbraccio con l'odore rotondo della verza, la punta esotica della cannella e l'agro del limone. Da leccarsi i baffi. 

(-298; determinazione: altalenante; umore: opaco; obiettivo: cucinare; risultato: ottenuto)
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