mercoledì 18 gennaio 2017

Un mese di libri. Dicembre a Hogwarts

Caro Diario,
  che mese lungo eppur brevissimo, dicembre!
  Per il mio compleanno ricevo un buono da spendere il libreria: corro a spenderlo subito.

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  Inizio con Una vita sottile di Chiara Gamberale. Non sono pronta per quel che leggo, così intenso, a tratti duro, plurisfaccettato. È un libro in cui l'autrice decide di raccontare se stessa attraverso le persone che conosce e incontra.
Ho cercato per anni di inventare storie per potermi raccontare, ho forzato la mia fantasia fino all'eccesso, ho atteso trepida la musaica ispirazione e solo ora ho capito che le storie più belle, più strane, tristi o allegre, commoventi, a volte incredibili, mi stavano intorno, erano sempre state lì, vicino a me...


  Poi mi tuffo in Miss Peregrine e la biblioteca delle anime di Ransom Riggs. Finalmente! Lo bevo a sorsi lunghi e profondi, voglio sapere come andrà a finire. Mi lascio trascinare dalla storia e vado avanti fino alla fine, come in apnea. È tutto molto avvincente e sempre un po' inquietante, eppure, quando chiudo il libro sull'ultima pagina, esclamo un sonoro bah.
  Bravo, l'autore è bravo; particolare, la storia è particolare; ma alla fin fine, appena l'adrenalina scema, affiorano inspiegabili forzature e incongruenze. In poche parole: la narrazione è ottima, l'idea di scrivere una storia ispirata a vecchie e strane fotografie è intrigante, la storia in sé, invece, la trovo poco potente.
  Qualche giorno dopo, vado al cinema per vederne l'adattamento di Tim Burton. Doppio bah.

  All'improvviso mi scatta qualcosa: mi manca Harry Potter. Vedo i film più spesso di quanto legga i libri e sento nel profondo la mancanza delle parole scritte. Quindi leggo Harry Potter e la pietra filosofale, Harry Potter e la camera dei segreti, Harry Potter e il prigioniero di Hazkaban, Harry Potter e il calice di fuoco di J.K. Rowiling. Sono il mio appuntamento serale e mattutino, e me li godo fino in fondo. Mi gusto le diversità tra i romanzi e i film, mi rendo conto di quanto le scene cinematografiche siano più immediate e arrivino prima al dunque, ma siano più scarne. Trovo quel che cerco: le emozioni intense che nascono dalle parole, dalla narrazione, dalla bravura dell'autrice, del curatore, della traduttrice.
  Per quanto alcuni sostengano che sia fuori luogo confrontare due forme artistiche diverse (ohibò), per me la parola scritta suscita sempre più emozioni di fotogrammi in movimento.

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