martedì 5 febbraio 2013

Panni, la storia infinita

Caro Diario,
 la parola magica di oggi è piegare.
 Piegare, ritirare e sbuffare: tre parole magiche. Peccato che la magia finisca qui.
 Ogni superficie del piano di sopra è ricoperta da strati di vestiti, depositati nel giro di una settimana di black out. Accipicchia. Se vogliamo sopravvivere, dobbiamo darci da fare.
 Mi viene il nervoso: il marito in poco tempo sistema tutti i suoi averi (lavoro, tempo libero, sport), io invece ne sono sommersa. Odio all'ennesima potenza fare tutto ciò!
 Nei giorni normali la prassi è la seguente:
  1. entro in lavanderia per appendere sullo stendino i panni appena lavati
  2. libero lo stendino dai panni asciutti e li piego seduta stante
  3. stendo i panni bagnati
  4. porto nella stanza guardaroba le pile di panni lavasciugapiegati e le appoggio momentaneamente sulla poltrona
  5. giro le spalle e mi accingo a fare cose più interessanti
 Tsk, tsk. Fatto sta che sul finire dell'altra settimana la lavatrice va a ciclo quasi continuo, in seguito a scoperte emozionanti di tovaglie, teli mare e altre cosine abbandonate da tempo. Ma all'inizio della scorsa settimana tutto si ferma - e complica - a causa dell'influenza accertata (la sua) e presunta (la mia).

Piango? Piango!

 Quindi oggi, controvoglia e niente affatto felice, mi tocca. Ma, sia ben chiaro, questa settimana stacco la spina della lavatrice.

(-321; determinazione: così così; umore: violino; obiettivo: piegare e ritirare i panni; risultato: vabbè...)

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