Caro Diario,
quando vedo qualcuno correre mi chiedo da che cosa stia scappando.
Mi chiedo se indossare una tuta, sudare su una strada con lo sguardo rivolto avanti e il sudore che cola ovunque sia una penitenza, un fioretto, l’espiazione di qualche peccato.
Non capisco, non capisco proprio: perché correre tra gli alberi di un bosco, sui marciapiedi di città, sempre e comunque, giorno dopo giorno? No, non capisco.
Fino all’estate scorsa.
A luglio inizio ad allenarmi (non corro - continua a non piacermi - ma cammino): per curiosità, per bisogno (ho la testa piena e cerco un modo efficace per svuotarla), per speranza. Inizio ad allenarmi senza troppe pretese, seguo il metodo 7x7 (dal divano a 7 km/h in tredici settimane), scopro che mi piace e continuo: giorno dopo giorno.
Ora lo so: chi corre non sta scappando da qualcosa di brutto, sta raggiungendo qualcosa di bello.
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