se il buon giorno si vede fin dal mattino, sono fritta.
Dormire sul divano è come non dormire. Al ritorno da un rave party sarei sicuramente più fresca e riposata.
Mi tormentano per tutta notte i fantasmi dei miei doveri (Ricordati di fare questo! Domani finisci quello! Quell'altro fallo così! Cambia tutto questo!), che evidentemente alloggiano al piano di sotto. E mi tormentano per tutta la notte pure il materasso e il cuscino del divano, che evidentemente son fatti di schiuma di granito.
Mi risveglio al mattino con mal di testa, mal di collo, mal di spalle e il naso che cola; tutta avvoltolata come un involtino vietnamita in un triplo strato di piumino, copridivano e copertina copri-copridivano. Argh!
Faccio per voltarmi (impresa davvero ardua) e mi cadono gli occhiali. La mia mattina inizia con una furibonda ricerca degli occhiali nascosti - per una talpa molto talpa non si tratta proprio di divertimento.
Poi si lavora. Poi un'anima slavata (il marito) chiede pietà e un'aspirina, quindi si esce a fare rifornimento di cibo e medicine. Poi si pranza (risotto in bianco per tutti). Poi si lavora di nuovo. Poi, poi, poi, poi...
Finalmente è sera, ed è giovedì sera: tempo di ricetta nuova.
Senza altri indugi mi accingo a prepararla:
- taglio la scorza del limone col pelapatate (e riesco a non tagliarmi);
- verso lo zucchero, le spezie, la scorza di limone e il vino nella casseruola e aspetto le bollicine (fuoco basso);
- lascio bollire, finché lo zucchero si scioglie (5');
- verso nelle tazze filtrando con un colino, e assaporo.
Evviva il vin brulé! Una tazza per me e una al marito. Cin cin e sogni d'oro.
(-326; determinazione: nebulosa; umore: opaco; obiettivo: cucinare; risultato: ottenuto)