Caro Diario,
sono in missione per conto di me stessa.
Stufa di raccontarti le mie letture mensili, oggi desidero darti motivo d’esser fiero di me: non compro un libro (di piacere) dall’inizio dell’estate.
Tutto inizia con una sfida lanciata nel mondo virtuale e raccolta in quello reale. Prometto di non acquistare libri nuovi finché non finisco di leggere quelli vecchi. Che poi vecchi non sono: alcuni sono intonsi, altri letti solo una volta e dimenticati per sempre, certi quasi invisibili.
Buttare via i libri è peccato, credo da sempre e ancora adesso. Per questo i libri dis-piaciuti sono su uno scaffale apposito in libreria con le pagine rivolte all’esterno, come per scomparire. Finché un giorno decido di scardinare le mie abitudini pur assecondando le mie convinzioni: ho bisogno di alleggerire il (mio) mondo. Svuoto la libreria e passo in rassegna ogni volume per dividerli in tre grandi gruppi: “ten giò i man”, “barlesc” e “boh?”.
I primi, quelli da non toccare perché contribuiscono alla mia struttura vitale, ci sono ancora tutti, ben allineati coi loro dorsi appariscenti.
I secondi sono al Libraccio e, magari, già in mano a qualcuno che sappia apprezzarli più di me.
I terzi rimangono per mesi in posizione supina sull’ultimo scaffale della libreria in attesa di giudizio.
Con loro prende forma la mia sfida: non acquisterò nemmeno un solo brano di un nuovo libro, finché non li avrò letti tutti! E così è: mi fanno compagnia per tutta l’estate e anche per l’autunno appena iniziato.
Letti sette su diciannove: ne elimino due, gli altri li riscopro con piacere, uno devo ancora decidere se lo voglio nella squadra (se va avanti così, dubito).
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