venerdì 12 dicembre 2014

Chez moi: un bicchierino di rosolio, per favore

Caro Diario,
  non scuotere la testa, dai!
  Con tutte le ricette nuove che imparo in questi mesi di dieta ferrea, preferisco parlare di un liquore. E allora? Cosa c'è di male? Un liquore che, tra l'altro, non potrò bere fino alla fine della dieta, cioè tra n chili, cioè tra n mesi di privazioni.
  In effetti mi sto fregando con le mie stesse mani.
  Ma: ricevo in dono un mazzo di rose, sette rose rosse lunghe e dai petali vellutati. Non so cosa farmene, giuro: le metto in un vaso alto e aspetto che abbassino il capo e tristemente esalino il loro ultimo respiro. Io e la vegetazione non andiamo d'accordo - a meno che non sia commestibile, e allora la mangio.
  Quando le rose iniziano a chinare il capino, ho un'illuminazione improvvisa (ultimamente ne ho poche poche, meglio coglierle al volo): le trasformo in rosolio!


  È da anni che vorrei provarci, ma non c'è mai l'occasione (o la pianta) giusta. Ricordo quando la nonna apriva l'anta a vetri del buffet, ne estreva due bicchierini, una bottiglina di vetro sottile e versava questo liquido profumato di fiori e dalle delicate sfumature pastello. Non so se mi piace di più il ricordo del sapore o il ricordo di questi gesti, conditi sempre da un sorriso o una risatina sottile.
  Fatto sta che preparo il rosolio: 
  1. decapito le rose con un colpo di forbice: zac!
  2. tolgo uno dopo l'altro i petali a ciascuna rosa - fanno un rumore ovattato, come un trap sommesso e rassegnato - fino a che non rimane solo il centro colmo di piccoli semi
  3. peso i petali vellutati: sette rose corrispondono a 100 gr 
  4. pongo una manciata di petali nel mortaio e inizio a pestare: che sorpresa! Mi aspettavo un profumo dolciastro, invece ne scaturisce una sottile fragranza pungente, che sa di corse nei prati, di capelli al vento e risate gioiose
  5. una volta pestati tutti e ridotti in poltiglia, li travaso in un barattolo di vetro e li copro con 450 ml di alcol a 90° 
  6. chiudo il barattolo ermeticamente e lascio riposare il tutto in un luogo buio e fresco
  Tra dieci giorni preparerò lo sciroppo con 400 gr di zucchero e 300 ml d'acqua, e quando si sarà raffreddato lo verserò nel barattolo di vetro. Chiuderò di nuovo il barattolo e lo lascerò riposare per altri quaranta giorni. Infine, filtrerò il liquore e lo verserò in una bottiglina di vetro sottile e lo degusterò.
  In ricordo di quei pomeriggi di studio a casa della nonna. Prosit!

(-19; determinazione: leggermente distratta; umore: leggermente assonnato; sorriso del giorno: rosolio!)

6 commenti:

  1. Bellissimo futuro per quelle rose! Bellissimo racconto e ricordi <3

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Monila, hai fatto centro: i fiori recisi son destinati a diventar cose brutte e sporchevoli nel giro di pochi giorni - che tristezza! Invece trasformarli in un elisir di piacevolezza dà loro una chanc in più :-)

      Elimina
  2. Piccoli dolci gesti da recuperare. Come il tempo, lento, che ci vuole a riprodurre queste tradizioni, in questi giorni dove tutto è veloce. Brava Ale!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Gli esperimenti mi piacciono perché riesco sempre a scoprire qualcosa di nuovo. Come il profumo selvatico dei petali pestati: mi fan pensare che le rose, le regine dei fiori, in cuor loro preferirebbero giocare a rincorrersi nei prati ridendo senza controllo.

      Elimina
  3. Oh, ma sai che ci voglio proprio provare? Come cuoca faccio pietà., ma come piccolo chimico mi ci vedrei... Ti farò sapere!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Irene, anch'io come cuoca faccio pietà. Anzi, paura perché sono pericolosissima! Però fare liquori mi piace tanto: come dice Manu, gesti lenti e il piacere d'aspettare che la chimica (o la magia?) faccia effetto. Provaci, così poi ci scambiamo opinioni "rosoliane" ;-)

      Elimina

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...