Caro Diario,
anche novembre arriva, coi suoi trenta giorni contati.
Arriva, come ogni anno, in pompa magna: una vigilia, una festa, fiori e colori, candele e lumini, pacche sulle spalle e qualche lacrima - di ricordo o circostanza.
Novembre spunta dalle nebbie mattutine e ci sveglia col sole già alto. Gioca distratto con mucchi di foglie gialle e la sera, con uno sbadiglio freddoloso, se ne va a dormire presto. Come me.
Il cambio d'ora m'intontisce: mi sveglio alle sette del mattino, ma son già le ex-otto; m'addormento come ubriaca alle nove di sera, ma son già le ex-dieci. Mangerei (notare il condizionale) a tutte le ore, ma lo farei già a tutte le ex-ore!
Insomma, novembre avanza come un re burlone, si toglie il pigiama bianco-nebbia e indossa la divisa azzurro-cielo e rosso-foglie, mi guata con occhio critico e mi dice: "Con te faremo i conti, presto." Glab.
A ottobre prometto ritmi laschi e meno impegni. Ma non mantengo: nuovi impegni (seppur bellissimi) pretendono ritmi allegri e - tra un insulto e l'altro a me stessa - mi adeguo. Come si può scegliere tra la salute e la realizzazione di un sogno, se una esclude l'altra e viceversa?
A novembre prevedo nulla d'invariato: ritmi allegri e impegni da onorare. Cercherò di uscire spesso e trovare nuove sedie e nuovi tavoli da cui lavorare.
(-21; determinazione: raffreddata; umore: nebbioso; sorriso del giorno: ehm)
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