Caro Diario,
sono le prime (primissime) ore del giorno e ti sto scrivendo con solo un occhio aperto.
Il mondo là fuori dorme, la casa dorme, marito e cane dormono. Io, il mio cervello e la mia penna siamo svegli.
Se sto sveglia di notte scrivo: scrivo per fermare i pensieri, perché di notte i pensieri si fanno più crudeli. Scaturiscono dal nulla, girano in tondo come un cane nella cuccia. Affilano le armi e iniziano a torturarmi, finché mi arrendo e li seguo nel loro errare confuso.
Oppure.
Scosto un lembo del piumino, la mano destra avanza nel buio in cerca dell'interruttore. Accendo la lampada, afferro quaderno, penna e inizio a scrivere. Sdraiata , con solo un occhio aperto, il marito addormentato al mio fianco. Scrivo i miei pensieri, li fisso blu su bianco, li segno, li espando, li esamino. Mezz'ora o un'ora, anche di più a volte.
Il respiro rallenta, il cervello si rilassa, il sonno ritorna: posso finalmente dormire.
Chiudo quaderno e penna, li appoggio sul comodino, spengo la luce. Ritiro la mano destra sotto il piumino, chiudo anche l'altro occhio e m'addormento.
Buona notte.
(-8; determinazione: insomma; umore: assonnato; sorriso del giorno: simile a uno sbadiglio)
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