Caro Diario,
ma che giorno è?
I giorni si sciolgono uno dentro l'altro, nel grigio freddo del maltempo o nell'umido caldo più tipico di questa stagione. Si sciolgono, dicevo, e un mese arriva presto alla fine senza lasciar traccia - qualche gocciolina qui e là, ogni tanto.
Parliamo poco, io e il marito, ma ci capiamo tanto. La casa assorbe le nostre energie e, anche quando non muoviamo muscolo, lei prosciuga la nostra vivacità mentale. Ci adattiamo anche a questo, seppur con fatica: le risate non mancano, ma hanno un retrogusto acidulo. Per farla breve: non è un buon periodo, da queste parti.
Ma. Certo, c'è un ma.
Ma, dicevo, se hai modo di osservarci meglio, noterai che ogni tanto l'occhio fatica a mettere a fuoco quel che sta vedendo. Guardaci bene: davanti a noi il solito giardino, i soliti vicini in costume adamitico, le solite nuvole cariche di pioggia, noi seduti al tavolo, le mani abbandonate sui braccioli della sedia. Stiamo sorridendo, in totale silenzio - a parte qualche sospiro sommesso.
Siamo in attesa della nostra riscossa: le vacanze.
Lunghe, lunghissime vacanze. Già un solo giorno lontano da casa mi sembra una meravigliosa vacanza: tanti giorni lontano da casa, più di quante dita ci siano in due mani, mi sembra un miracolo. Un miracolo.
Sospirate, sospiratissime vacanze. Passano sei anni, dall'ultima volta. Sei anni. Quando faccio il conto mi vengono i brividi: come si fa a vivere sei anni indiavolati senza nemmeno un giorno di ferie? Perché i giorni dedicati alle ferie (esattamente come le domeniche e le feste nazionali) li passiamo a casa. A lavorare alla casa. A progettare, realizzare, studiare, immaginare, eccetera, eccetera la casa. Dopo sei anni si rasenta la follia.
Profumate, profumatissime vacanze. Di salmastro, di venti liberi e selvaggi, di Baldo accaldato, di sudore e olio di cocco, di aperitivi splendenti nel sole al tramonto, di luoghi nuovi, di baci d'amore, di gioia e pienezza di vita.
Sognate, sognatissime vacanze. In ogni momento della giornata: appena sveglia sogno colazioni vista mare, in mattinata sogno le impronte delle mie scarpe azzurre sulla sabbia, a pranzo sogno pic nic in pineta, di pomeriggio sogno passeggiate nei paesi assonnati, di sera sogno cene golose in ristoranti a due passi dalla spiaggia. Sogno, sogno, ho gli occhi pieni di sogni, talmente vividi da coprire l'opaca realtà.
Devono passare ancora un po' di settimane, però. Per questo, mio caro Diario, ti chiedo: ma che giorno è?
(-8; determinazione: qualche lacerto resiste; umore: sognante; sorrisi del giorno: evviva la riscossa!)
Ma. Certo, c'è un ma.
Ma, dicevo, se hai modo di osservarci meglio, noterai che ogni tanto l'occhio fatica a mettere a fuoco quel che sta vedendo. Guardaci bene: davanti a noi il solito giardino, i soliti vicini in costume adamitico, le solite nuvole cariche di pioggia, noi seduti al tavolo, le mani abbandonate sui braccioli della sedia. Stiamo sorridendo, in totale silenzio - a parte qualche sospiro sommesso.
Siamo in attesa della nostra riscossa: le vacanze.
Jeremy Harwell Photografy |
Lunghe, lunghissime vacanze. Già un solo giorno lontano da casa mi sembra una meravigliosa vacanza: tanti giorni lontano da casa, più di quante dita ci siano in due mani, mi sembra un miracolo. Un miracolo.
Sospirate, sospiratissime vacanze. Passano sei anni, dall'ultima volta. Sei anni. Quando faccio il conto mi vengono i brividi: come si fa a vivere sei anni indiavolati senza nemmeno un giorno di ferie? Perché i giorni dedicati alle ferie (esattamente come le domeniche e le feste nazionali) li passiamo a casa. A lavorare alla casa. A progettare, realizzare, studiare, immaginare, eccetera, eccetera la casa. Dopo sei anni si rasenta la follia.
Profumate, profumatissime vacanze. Di salmastro, di venti liberi e selvaggi, di Baldo accaldato, di sudore e olio di cocco, di aperitivi splendenti nel sole al tramonto, di luoghi nuovi, di baci d'amore, di gioia e pienezza di vita.
Sognate, sognatissime vacanze. In ogni momento della giornata: appena sveglia sogno colazioni vista mare, in mattinata sogno le impronte delle mie scarpe azzurre sulla sabbia, a pranzo sogno pic nic in pineta, di pomeriggio sogno passeggiate nei paesi assonnati, di sera sogno cene golose in ristoranti a due passi dalla spiaggia. Sogno, sogno, ho gli occhi pieni di sogni, talmente vividi da coprire l'opaca realtà.
Devono passare ancora un po' di settimane, però. Per questo, mio caro Diario, ti chiedo: ma che giorno è?
(-8; determinazione: qualche lacerto resiste; umore: sognante; sorrisi del giorno: evviva la riscossa!)